Casarecce pesce spada e melanzane

Ingredienti: 

Caserecce: 400 g., pesce spada: 500 g., melanzane viola (o tunisina): 2, pomodoro datterino : 400 g., menta fresca: 2 rametti , aglio: 2 spicchi, ½ cipolla, vino bianco: ½ bicchiere, olio extravergine di oliva: q.b., peperoncino: q.b., sale.

Anelletti al forno

Conzala comu voi, la pasta col forno è... troppo bella”!

….per il palermitano la pasta non è un cibo qualsiasi, e stabilisce un’importante linea diretta di confine tra chi vive per mangiare o chi mangia per vivere. Ovvero tra i palermitani e il resto del mondo…

(Daniele Billitteri)

 

Pane e panelle

Cibo del buon ricordo

Pani, Panelli, Patati Vugghiuti....

Ci sono piatti che non conoscono né tempo né stagione. Un viaggio, un primo appuntamento, una serata, una colazione…il cibo lega ai luoghi, alle emozioni, alle persone…

Cibo da strada, fast food palermitano per eccellenza, il panino con le panelle (frittelle di ceci), spesso accompagnato da “cazzilli fritti (crocchette di patate), comanda senza confine la classifica dei cibi piu' gustosi e tradizionali della cucina siciliana. Questo semplice e prelibato panino imbottito disconosce crisi.

La manomissione delle parole

Di Gianrico Carofiglio

Siamo ormai abituati a non adirarci, neppure quando sarebbe necessario. Lo facciamo, più che altro, per conservarci in salute, perché troppe volte bisognerebbe scattare, esplodere, ribellarsi. Ma i fronti di lotta sono molteplici e differenziati e la degenerazione dei costumi ha fatto passi da gigante, invadendo tutti i campi del vivere quotidiano, a cominciare dalle parole.

Chi vive a contatto coi giovani sa quanto rozzo sia il loro linguaggio e non solo per la povertà lessicale: è il ricorso stesso alla parola che è quasi scomparso. Il cellulare, il web, la TV, strumenti pregevolissimi della comunicazione, sono abusati in modo da mortificare la parola.

Parliamo, ovviamente, della parola scelta, appropriata, precisa, attiva, quella che richiede responsabilità, ricerca, partecipazione, affetto. Si è depauperata la scuola pubblica con il proposito chiaro di produrre sudditi e non cittadini.

Troppu trafficu ppi nenti

tropputraficu

Di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale

Pensare anche solo per un istante che William Shakespeare fosse in realtà siciliano è un’ipotesi che fa tremare le vene ai polsi ed è stata avanzata ripetutamente, anche se non è mai stata provata e, come dicono gli Autori nella prefazione, “la storia non si fa coi se”. L’autore di “Troppu traficu ppi nenti” è Michele Agnolo Florio Crollalanza, nato, forse, nel 1564, di origine quacchera.

Sfuggì per molto tempo alle persecuzioni religiose, approdando, nel corso della fuga, alle Eolie, a Messina, a Venezia, a Verona e infine in Inghilterra, a Stratford e poi a Londra. Adottato a Stratford da un oste (forse un Crollalanza, come la madre di Michele Agnolo) che aveva perso il proprio figlio William, viene da questi chiamato con quel nome, mentre il cognome è la traduzione letterale del cognome della madre: “shake”, ossia “agita” o “scrolla” e “speare”, ossia “lancia”. Shakespeare è la traduzione di “Scrolla lancia”.

Prestiti scaduti

prestiti-scaduti

Di Petros Markaris

Ha forse mai pagato qualcuno dei responsabili della crisi economica del 2009 che continua tuttora e non accenna a demordere? No! I responsabili sono tutti nei loro mega-uffici a Manhattan, a Francoforte, o dovunque ci sia denaro virtuale da far circolare per rovinare l’economia degli Stati e la vita della gente.

“PIGS” siamo definiti: l’acronimo di Portogallo, Italia, Grecia, Spagna, gli Stati di cui il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Comune Europea si vergognano e di cui fanno di tutto per disfarsi. E’ l’era delle agenzie di rating: il parere di uno di loro fa tremare interi Paesi. Basta che un’agenzia di rating definisca “spazzatura” le obbligazioni di un Paese affinché in quello Stato il governo promulghi leggi che decapitano il ceto medio, come è avvenuto da noi e in Grecia.

Il giorno prima della felicità

Di Erry De Luca

Se amate la poesia, se pretendete ancora che la letteratura sia Scuola di Bellezza e di eleganza, oltre che di umanità sincera ed essenziale, se non avete rinunciato a coltivare sogni, a riconoscere il bambino che ha abitato in noi per tutta la vita ed ha condizionato tutte le nostre scelte, se credete che il rapporto d’amore con la natura non sia diverso dal rapporto d’amore coi vicoli stretti e chiassosi della nostra vita, allora leggerete tutto d’un fiato questo libro che sembra scritto da uno che vi conosce da sempre e che descrive se non i vostri ricordi, almeno il vostro modo di guardare ad essi.

Un ragazzino smilzo trova per caso nel tufo sotterraneo di Napoli il rifugio clandestino risalente all’ultima guerra di un ebreo. Da qui scatta la storia di una portineria e di un portiere saggio, umano, poeta che insegna al protagonista a giocare a scopa, narrandogli le vicende di Napoli durante la guerra, ma comunicandogli soprattutto il suo saper ascoltare, saper fare mestieri utili, saper dare il giusto peso alle cose.

Non avevo capito niente

Non avevo capito niente

Di Diego De Silva

Un avvocato napoletano che potremmo dire “fallito”, perché guadagna poco, a 42 anni non ha fatto carriera, è stato lasciato dalla moglie per un architetto, vive in una casa ammobiliata Ikea, ci incatena alla lettura tutta d’un fiato, reso irresistibile dai suoi stessi fallimenti, dalle sue incertezze, dalla sua scarsa autostima e, condimento magico della miscela già intrigante, dal suo senso dell’humour.

Ci muoviamo con lui per le vie di una Napoli non descritta, ma subita e parteggiamo per le sue debolezze e per i suoi compromessi: i pranzi furtivi all’aeroporto con la figlia a base di cheeseburger, commercio di principi educativi alimentari in cambio della complicità della figlia, cioè di una relazione affettiva di cui non può e non vuole fare a meno; il patrocinio indesiderato di una causa di camorra in cambio di provare a se stesso le proprie abilità professionali, o la propria resistenza in un rodeo...

La caverna

La caverna

di José Saramago

Stavolta Saramago ci dà un soffio di speranza, di fiducia nell’uomo. Ci racconta di una vittoria dell’umanità e della libertà sulla mercificazione a cui sembriamo condannati.

Cipriano Algor, vasaio che vive e lavora alla periferia di un paese vicino ad una città in cui sorge un grosso centro commerciale, detto “il Centro”, si trova all’improvviso disoccupato, perché il Centro a cui fornisce vasellame rifiuta la fornitura, perché nessuno più la compra: effetto della plastica e della globalizzazione.

Aiutato dalla figlia, fra mille difficoltà, egli inventa un nuovo lavoro, producendo statuine di personaggi di terracotta che in un primo momento il Centro sembra voler acquistare.

L’operosità e la speranza ritornano nella casa di campagna di Cipriano, situata vicino alla vecchia fornace che egli ha ereditato dal padre.

Il gioco degli specchi

Il gioco degli specchi

Di Andrea Camilleri

“Lettura da ombrellone”. Troppe volte da parte di intellettuali doc, di quelli con tanto di pedigree e forte dose di puzza sotto il naso, abbiamo sentito bollare con quest’espressione delle letture interessanti e gustosissime, acute e sagaci che hanno il grave difetto di farci anche ridere.

Una volta per tutte: l’ombrellone è, nell’immaginario di chi lavora alacremente tutto l’anno, il luogo e il tempo della vacanza, il riparo amniotico dal mondo convulso, che serve a farci riassaporare la vita, a ricaricarci dopo le fatiche, a traghettarci alla prossima stagione di impegno senza riserve.

Pertanto, affinché una lettura sia “da ombrellone”, deve essere degna dei momenti catartici della vita; deve rinfrancarci lo spirito e, per ciò stesso, migliorarci.

L'armata perduta

L'armata perduta

Di Valerio Massimo Manfredi

Talassa! Talassa!
Il grido dei guerrieri greci che, dopo mesi di battaglie in terre sconosciute, fatte di altopiani e di deserti, fra privazioni, fame, sete, malattie, freddo e nemici di ogni sorta, vedono finalmente il mare da lontano e si sentono già a casa ci si scolpisce nel cuore.

L’evento storico diventa nostro, perché condividiamo le sofferenze, le angosce, le speranze e le esultanze di un’armata mitica, i famosi Diecimila di cui parla Senofonte nell’Anabasi. Il V secolo a.C. era cominciato per la Grecia con l’annosa guerra del Peloponneso fra Sparta e Atene, poi costrette ad allearsi per combattere contro la minaccia persiana.

Nell’agosto del 480 l’impresa di Leonida alle Termopili aveva sigillato la supremazia almeno militare di Sparta fra le poleis, ma l’Autore ci invoglia ad un’analisi più critica dei fatti storici.

L'uomo che sapeva contare

L'Uomo che sapeva contare

Di Malba Tahan

Non importa se odiate la Matematica. Se siete persone che amano osservare e sognare, se volete una spiegazione razionale degli eventi, ma perdonate con indulgenza la confusione e le liti generate dai problemi quotidiani, allora questo è il vostro libro, che, per inciso, è destinato ai ragazzi fra i 10 e i 15 anni, ma è gradevolissimo anche per gli adulti.

Beremiz Samir sorveglia le greggi in Persia, ai piedi dell’Ararat. Casualmente, diventa allievo di un grande saggio derviscio che gli insegna cose utilissime e lo inizia alla Scienza dei numeri. Beremiz vive nel mondo arabo, in quel vicino Oriente che ci ha dato tanto e non solo nel campo della Matematica.

La patria bene o male

La patria bene o male

di Carlo Fruttero e Massimo Granellini

Ebbene si, siamo riusciti a festeggiare il nostro 150° anniversario dell’Unità d’Italia, un bel traguardo. Ci siano riempiti il petto d’orgoglio e le gole dell’Inno di Mameli, lo abbiamo intonato o comunque ascoltato, abbiamo visto il Nostro Presidente della Repubblica farsi in quattro per festeggiare malgrado tutto e tutti; perfino la pioggia che batteva su Roma quel giorno.

Ma ci siamo riusciti. Questo libro, frutto di un’attenta raccolta di notizie, che spazia attraverso 150 anni della vita italiana dopo l’unità, non è un libro di storia. Evviva, diamo subito la bella notizia a coloro che non hanno mai brillato per amore storico. E’ piuttosto un almanacco, come dice il sottotitolo, essenziale, dell’Italia Unita.

Dove sono in questa storia

Dove sono in questa storia

di Emir Kusturica

Il pensiero ha bisogno di razionalità, ovvero il nostro cervello ha bisogno di certezze. Non molte in verità, sono indispensabili. Tra queste è “ l’Appartenenza “ a qualcuno, ad un luogo, ad un codice di comunicazione. Ma di ciò acquistiamo coscienza solo quando tale certezza viene a mancare. Allora, quando l’irreparabile ci assale, le nostre certezze vacillano.

Per sopravvivere, inventiamo un nuovo modo di affrontare la realtà: serberemo il ricordo struggente di ciò che fu e faremo tesoro dell’esperienza andando avanti sul nuovo sentiero della nostra vita.

Il titolo del libro non è una domanda: è un’indicazione, ma è anche una ricerca: l’Autore cerca la sua appartenenza ad un luogo che non esiste più.

Perle ai porci

Perle ai porci

di Gianmarco Perboni

Anche quest’anno scolastico volge al termine. Professori, genitori e studenti, raccolgono i frutti dello studio, del non studio, del lavoro, dell’impegno, delle amarezze e delle grandi gioie. Il libro è consigliato a tutte le categorie sopra citate, le quali non potranno che trovarvi spunto per grandi risate e sotto sotto, molto in profondità e senza dirlo a nessuno, troveranno lo specchio della verità sulla scuola italiana.

L’autore, un precario quarantenne, un essere socialmente pericoloso, “la parte peggiore d’Italia”, è un insegnante d’inglese con incarico annuale in un istituto tecnico; egli scrive un diario, nel quale, con la sua ironia, non risparmia nessuno, né studenti, né colleghi, né presidi. Si autodefinisce “carogna”, ma capiamo subito che questa parola è una difesa blindata nei confronti di una scuola statale che viene sempre più svilita dai ministri avvicendatisi negli ultimi dieci anni, seguendo la corrente partitica più in voga al momento.

L’anno della morte di ricardo Reis

La rivoluzione dei gelsomini

Di Josè Saramago

Ricardo Reis è uno degli eteronimi di Fernando Pessoa, definito dal critico letterario Bloom il più rappresentativo poeta del XX secolo, insieme con Pablo Neruda. La precisazione è d’obbligo, perché introduce direttamente nella complessità umana del personaggio Ricardo Reis che altri non è che una delle personalità di Pessoa, morto nel 1936, anno di ascesa al potere in tutta Europa delle destre nazionaliste e fasciste che porteranno il mondo alla catastrofe dell’ultima guerra.

Va detto anche che Ricardo Reis impersona (per conto di Pessoa) un poeta epicureo che aspira alla felicità attraverso l’equilibrio, tenendosi lontano dagli eccessi tanto nel piacere quanto nel dolore. Pessoa lo definisce “un Orazio greco che scrive in portoghese”. Il protagonista, infatti, vive da solo. La sua solitudine, da subito, lo fa diventare per il lettore come la finestra da cui guardare il mondo. Sbarca come un UFO da una nave proveniente dal Brasile e torna a Lisbona, sua patria, da cui manca da 16 anni: quanto basta per un perfetto straniamento.

Gran Circo Taddei - E altre storie di Vigata

Andrea-Camilleri-Gran-Circo-Taddei

di Andrea Camilleri

L’inesauribile Camilleri! Spesso abbiamo l’impressione che più tempo passi e più Andrea Camilleri affini la sua arte. Egli infatti spazia tra il tempo, lo spazio e il linguaggio di una Sicilia “metafora di vita”. In questo libro, egli apre una serie di finestre sulla vita della sua città, nell’arco di tempo dal 1930 al 1944.

Leggiamo di otto episodi che raccontano lo spaccato di un momento della vita di otto personaggi che vivono appieno quel periodo storico, con quell’adattamento al regime ed alle leggi vigenti che contraddistingue il popolo sotto tutte le latitudini e tutte le epoche. Del resto i cambiamenti della struttura politica e sociale più o meno repentini ed epocali (come oggi si ama dire), sono sempre frutto della stanchezza ed esasperazione nei confronti del regime precedente, per cui la conseguente rivoluzione è animata da entusiasmo e dalla certezza che si stia costruendo un futuro migliore.

La rivoluzione dei gelsomini

La rivoluzione dei gelsomini

Di Tahar Ben Jelloun

Era nell’aria da tempo: il mondo arabo si è svegliato e non accenna a rassegnarsi, o ad accontentarsi di vane o generiche promesse. Dopo i best seller sul razzismo e sull’Islam e dopo i romanzi ambientati nel mondo arabo, Tahar Ben Jelloun fa ora sentire la sua voce sugli eventi che, a partire dalla Tunisia e dall’Egitto, potrebbero cambiare il mondo.

Tutti noi occidentali non possiamo ignorare ciò che accade sull’altra sponda del mare nostrum. Comunque la si pensi, è necessario conoscere le realtà dei vari stati arabi: la diffusione dell’istruzione e dell’analfabetismo in ciascuno di essi, la distribuzione delle ricchezze, la situazione delle donne, la diffusione e il potere della corruzione, la libertà di stampa, la censura, la partecipazione alla gestione del Paese.