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Amministrative 2019, ieri i comizi di Capizzi e Arcidiacono: polemiche incrociate e frecciate pungenti

| Enzo Ganci | Politica

Capizzi contro Caputo: “Al suo posto avrei cambiato residenza”. Arcidiacono: “Hanno fatto fallire il paese”. LE FOTO

MONREALE, 14 aprile – Non sono mancate le polemiche, anche aspre, ieri pomeriggio, come era facilmente pronosticabile, nel corso dei comizi elettorali che si sono svolti in piazza Vittorio Emanuele e che hanno visto l’appello rivolto agli elettori dei candidati a sindaco, Piero Capizzi ed Alberto Arcidiacono.

 Detto del comizio e della proposta di Fabio Costantini di cui ci siamo occupati in un articolo a parte, ci concentriamo brevemente su quello che è successo negli altri due, dove i botta e risposta non si sono fatti attendere anche a distanza di qualche giorno.
Ha cominciato in una piazza affollata, Capizzi che ha usato una frase ricorrente: “fatti, non parole”. E i “fatti” sono stati snocciolati uno per uno, contro le accuse mosse alla sua amministrazione: Tari, dissesto finanziario, piano regolatore, con carte (e delibere) alla mano il sindaco uscente ha rimandato al mittente responsabilità e accuse. “Ognuno faccia la propria campagna elettorale, prometta quello che vuole... ma lo faccia con onestà, dicendo le cose come stanno!”. Con questa affermazione Capizzi ha voluto rispondere soprattutto a Salvino Caputo che, nel suo comizio del 6 aprile, aveva accusato l’attuale amministrazione di varie inadempienze. Caputo lo aveva dipinto come “il sindaco dei 22 giorni”, Capizzi ha replicato con l’appellativo di “Mago Merlino”. A sostenere la candidatura del sindaco attuale anche quello di Palermo Leoluca Orlando. “Chieda scusa ai monrealesi – ha gridato Capizzi – io al suo posto, non solo non mi sarei candidato, ma avrei cambiato residenza”.


Nell’appello di Arcidiacono chi ha scagliato la prime frecciate è stato Silvio Russo, che rivolgendosi a Capizzi, con l’appellativo di “compare”, si è voluto soffermare su alcuni punti che, a suo dire, sarebbero stati quelli determinanti per sancire una rottura con l’attuale primo cittadino e che hanno poi indotto lui ed il suo gruppo ad affiancare Arcidiacono: “La verità bisogna dirla tutta” ha detto Russo, riferendosi alla vicenda piano regolatore. Ma non solo. Russo ha puntato l’indice pure sulla questione parcheggio e soprattutto su quella relativa al dissesto. “Come mai la Corte dei Conti lo ha dichiarato, nonostante i debiti risanati?” sono state le sue parole.
Arcidiacono ha esordito dicendo di voler puntare “sulle cose che vogliamo fare”, affermando di lasciare agli altri il compito di “urlare alla luna”. Nel suo comizio hanno avuto molto spazio le dichiarazioni programmatiche, vale a dire gli intendimenti del suo progetto e del suo programma politico, che ha snocciolato, soffermandosi sulle diverse problematiche che attanagliano il territorio monrealese e la sua economia.
Nel finale, un po’ più concitato, però, non sono mancate le polemiche: “Doveroso, però – ha tuonato Arcidiacono – fare riferimento a chi ci ha definiti un’accozzaglia Arcobaleno. Ricordo a chi ha amministrato fino ad oggi che l’arcobaleno arriva sempre dopo la pioggia. Perché è da cinque anni che fanno piovere su questa terra, nel nostro comune, dentro gli uffici, dentro le scuole. L’accusa più grande che faccio è quella di assoluta inoperosità, neghittosità amministrativa, inerzia. Questa amministrazione è come l’asino di Buridano, che non sa se scegliere l’avena o l’acqua., morendo di stenti. E loro hanno fatto morire un comune, lo hanno fatto fallire, portando le persone alla disperazione.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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