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Amministrative amarcord: 2014, quando vinse Piero Capizzi

| Enzo Ganci | Politica

Si impose al ballottaggio sconfiggendo Alberto Arcidiacono

MONREALE, 26 maggio – Faceva un gran caldo quel 9 giugno 2014. Col sole ancora alto del primo pomeriggio, Piero Capizzi sconfiggeva al ballottaggio Alberto Arcidiacono e diventava il sindaco di Monreale. I due, al termine di una campagna elettorale tirata, si abbracciavano cavallerescamente in via Roma, sotto il comitato elettorale dello sconfitto, in mezzo all’applauso generale dei tantissimi sostenitori presenti.

Ma come era arrivato quel risultato? Capizzi, sfruttando lo slogan “Cambio di logica” aveva vinto il round del primo turno il 25 e 26 maggio, ma non nelle proporzioni sufficienti per arrivare in Sala Rossa evitando il ballottaggio. Per lui 6.119 voti (45,07%), quasi il doppio di quelli ottenuti da Alberto Arcidiacono, suo principale avversario, che raccolse 3.350 preferenze (24,68%). Ancora più staccato l’uscente Filippo Di Matteo arrivato solo fino a quota 2.375 (17,49%). Solo 951 voti (7,01%) per Fabio Costantini, candidato del Movimento 5 Stelle. Del tutto velleitari, infine i tentativi di Natale Sabella e Ferdinando Arena, che racimolarono rispettivamente 607 (4,47%) e 174 voti (1,28%).

Al ballottaggio, però, come Alberto Arcidiacono aveva affermato ai microfoni di TeleOccidente, fu una storia diversa. “Al ballottaggio la partita ricomincia da zero a zero”, affermò. Ed aveva ragione. Nel confronto “vis a vis” dell’8 e 9 giugno tentò una rimonta impossibile, che gli valse l’onore della armi, ma che non si rivelò sufficiente a rosicchiare completamente il vantaggio che Capizzi aveva accumulato al primo turno.


Ma a quella tornata come c’era arrivati i due contendenti? Capizzi si era presentato alla testa di tre liste: “Alternativa Civica”, vale a dire la “sua” lista, il “Partito Democratico” e “Autonomia e Libertà”, le prime due premiate dagli elettori ed in grado di avere una nutrita rappresentanza in Consiglio comunale, l’ultima, invece, penalizzata per una manciata di voti che non le consentirono di superare lo sbarramento del 5%. Arcidiacono, dalla sua, si schierò alla testa di un blocco di liste comprendente “Cambiamo Monreale”, “Idee in Movimento”, “Vivi Monreale” (tutte e tre poi rappresentate nell’assise municipale).
Una settimana dopo il primo turno, cioè al momento di annunciare gli eventuali apparentamenti, Forza Italia, che al primo turno aveva sostenuto l’uscente Filippo Di Matteo, per decisione del senatore Francesco Scoma, optò per affiancarsi ad Arcidiacono, ma dovette subire lo smacco di 26 candidati al Consiglio comunale su 30, che sconfessarono quell’accordo. Una scelta simile a quella di "Per Monreale - Di Matteo sindaco" che spiegò ufficialmente che l’apparentamento della loro lista era motivato da un “vincolo di coalizione con gli altri partiti”, ma che si sarebbe astenuta dal votare Arcidiacono,
Per farla breve, al ballottaggio, preceduto da due comizi calorosi, davanti ad una piazza Vittorio Emanuele, piena di gente, Capizzi raccolse 7.750 voti (55,88%), resistendo al ritorno del rivale che toccò quota 6,120 (44,12%).

(continua).

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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