MONREALE, 11 giugno – Forse solo chi vive in provincia di Bolzano avrebbe potuto immaginare un esito diverso da quello che si è materializzato ieri, che ha sancito la riconferma di Alberto Arcidiacono alla guida della città.
Sì, perché diciamoci la verità: la vittoria dell’attuale sindaco non era quotata. Mai come in questo caso l’esito di una elezione non è stato affatto in discussione. Arcidiacono - era opinione comune - aveva vinto ancor prima di giocare. Non ce ne vogliano i tre competitors di questa tornata, il cui tentativo è stato coraggioso e soprattutto molto apprezzabile, anche perché ha affermato un principio importante: quello del pluralismo e della diversità di vedute. Altrimenti sarebbe stato come vivere in Unione Sovietica o in Corea del Nord.
Detto questo, però, l’esperienza di Lillo Sanfratello, Filippo Parello e Natale Macaluso, persone, tutte e tre, più che rispettabili, di principio ne afferma un altro: che non ci si inventa candidati sindaci alle battute conclusive della legislatura, poco prima che suoni il gong. Stare a ruota e poi uscire allo scoperto per vincere la volata, magari avviene alla Milano-Sanremo, ma ad una tornata elettorale molto probabilmente no.
Ce lo insegna l’esperienza: Salvino Caputo, Salvino Pantuso, Toti Gullo, Filippo Di Matteo, Piero Capizzi e lo stesso Alberto Arcidiacono, cioè i sindaci di Monreale succedutisi da quando il primo cittadino viene eletto col suffragio universale, avevano svolto un importante lavoro preparatorio, stando “per strada” ogni giorno, battendo il vasto territorio comunale palmo a palmo, con pazienza e con determinazione. E soprattutto lavorando con largo anticipo sulla tornata elettorale. Diversamente andare incontro ad un flop sarebbe stato molto più che un’eventualità.
La cosa, non lo diciamo noi, ma lo dicono i risultati, si è verificata stavolta, e la candidatura dell’ultim’ora ha trasformato il tentativo dei tre sfidanti, dal punto di vista strettamente numerico, in una Caporetto.
A ciò si è aggiunta l’estrema popolarità di Arcidiacono (basta dare un’occhiata ai social per rendersi conto del consenso di cui gode il sindaco) per rendere più pesante il passivo. C’è il sospetto, e forse anche più di questo, che al cospetto di un primo cittadino meno forte e meno “comunal-popolare”, forse un tentativo da qualche aspirante sindaco più strutturato sul territorio sarebbe stato esperito. La controprova arriverà al termine del mandato di Arcidiacono (se fra cinque anni o prima, nel caso in cui volesse correre per qualche poltrona più comoda, lo scopriremo solo vivendo), quando con ogni probabilità in campo troveremo qualche candidato capace di utilizzare, se il caso, l’artiglieria pesante, piuttosto che gli archi e le frecce.
Dopo questa affermazione netta e dilagante, forse perfino imbarazzante, per Arcidiacono, però, comincerà (anzi ricomincerà) il tempo di dover dare delle altre risposte alla città. Completare un percorso che, sebbene abbia già superato ostacoli notevoli, presenta sempre nuove difficoltà e propone nuove sfide. A cominciare, come è stato detto in campagna elettorale, dalla riorganizzazione della macchina comunale per renderla capace di stare al passo con i tempi e in grado di supportare lo sviluppo di Monreale, accompagnandola verso quel ruolo di cittadina turistica ed europea che tutti auspichiamo.
Non sarà facile, ma l’Arcidiacono-bis ha il dovere di provarci. Noi, dal canto nostro, nel rispetto dei ruoli (come sempre avvenuto), formuliamo all’amministrazione che verrà l’augurio più sincero di buon lavoro. A prescindere dall’appartenenza politica, o dalle simpatie o antipatie personali, avremmo tutti da rallegrarcene.
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