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Non possiamo arrenderci alla logica dell’uomo solo al comando: occorre il confronto

| Salvino Caputo * | Politica

Riceviamo e pubblichiamo...

MONREALE, 8 agosto – Sono trascorsi poco più di due mesi dalle elezioni amministrative che hanno visto la riconferma di Alberto Arcidiacono a sindaco della nostra città.

Ad onor del vero ero in attesa di una disamina politico-elettorale da parte di uno nei nostri autorevoli esponenti che rappresentano la politica a Monreale. Ed ero ansioso di leggere una attenta e profonda analisi politica sul risultato elettorale per ovvi motivi scontato e sulla totale scomparsa di quello che fino a pochi anni fare era il proliferare del confronto politico da parte degli autorevolissimi leader locali, la strenua difesa delle diversità partitiche ed ideologiche e le lotte per l’affermazione di un progetto amministrativo rispetto ad un altro o ad altri.

Invece, il silenzio assoluto. Come se la scomparsa dei partiti, il proliferare di fantasiose liste civiche senza passato e – certamente – senza futuro è la corsa di noti esponenti politici a ignorare valori e idee e accasarsi comodamente in liste che potevano garantire la rielezione.
Il vuoto politico assoluto post elezioni dà la conferma che i partiti locali, dopo cinque anni di amministrazione caratterizzata dalla totale scomparsa di ogni forma di opposizione e priva di un minimo di confronto politico, non sono stati in grado di opporre un serio progetto politico alternativo ad una amministrazione che ha “governato con un uomo solo al comando”.

Chi, come me, ha vissuto da protagonista l’ultimo ventennio politico ricorda che ogni elezione registrava la presenza di almeno sei candidati, con liste civiche accompagnate con orgoglio da simboli di partito con programmi ben definiti e anche accesi, ma civili, dibattiti e comizi che riempivano le piazze e consentivano ai cittadini non soltanto la partecipazione ma l’adesione a quel programma piuttosto che a un altro. Erano anni in cui la politica trasmetteva idee, valori, progetti e le elezioni registravano la presenza di esponenti politici nazionali, segno evidente di una grande partecipazione emotiva.
Il post elezioni dava vita a consigli comunali caratterizzati da una azione amministrativa contestata da una opposizione attenta, intelligente e costruttiva, che giovava certamente alla città in termini di confronto ideologico. L’ultima elezione amministrativa verrà ricordata da chi, come me, continua a sentire pulsare le emozioni che solo il dibattito politico può suscitare e dai cittadini che sono stati invece privati da un panorama elettorale in grado di consentire scelte e indirizzare il voto.

Spero che i politici eletti che, come dicevano i latini, hanno preferito il comodo strisciare del serpente piuttosto che il pericoloso ma coraggioso volteggio dell’aquila, sentano il dovere ideale e civico di garantire non un anonimo appiattimento al “potere locale”, ma anche una visibile azione politica che serva a evidenziare gli interventi amministrativi da realizzare.
Perché nessun eletto sente il dovere di parlare della crisi del commercio e del fatto che nonostante il riconoscimento Unesco nessuna grande firma abbia scelto Monreale? Perché si tace irresponsabilmente sulla crisi del comparto agricolo locale e sul consorzio Sviluppo e Legalità che era divenuto un progetto pilota del Ministero dell’Interno e che aveva dato vita a decine di cooperative giovanili sui beni confiscati alla mafia, è divenuto un semplice progetto di accumulo di beni senza una vera programmazione?

Mi sorprende, caro direttore, leggere che l’unica notizia degna di attenzione mediatica sia quella relativa alla individuazione di un soggetto multato per avere violato i luoghi di deposito rifiuti! Spero che questo contributo di un “anziano ma irriducibile amante della politica” possa ricordare agli autorevolissimi eletti che il confronto è il vero sale della politica.

 * ex sindaco di Monreale

 

 



· Enzo Ganci · Editoriali

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