Kick-Ass (2010)

Quante volte avremmo voluto indossare i panni del supereroe per ripulire la nostra città, o perfino il mondo intero dalle troppe ingiustizie che lo governano? Sembra un pensiero banale, legato all'adolescenza soprattutto dei maschietti, di solito divoratori di fumetti. E invece ritengo che rimanga un chiodo fisso anche nella maturità: il pensiero cioè di potere superare i limiti dell'umano, per potersi mettere al servizio della comunità, o per compiere le più atroci nefandezze. Questo l'assunto di base di questo film godibilissimo tratto dal fumetto di Mark Millar.

Dave Lizewski (Aaron Johnson), studente delle superiori newyorkese, appassionato di fumetti, è ossessionato proprio da questo quesito: perchè tra i tanti (folli) amanti dei supereroi nessuno decide di indossare un costume con l'intento di fare giustizia, punendo i cattivi e proteggendo i buoni? Dal porsi il problema a metterlo in pratica il passo è breve e il ragazzo si trova presto a sorvegliare le strade di New York con indosso un ridicolo costume giallo e verde, nei panni di Kick-Ass.

Devil (2010)

Il tema della possessione demoniaca è stato affrontato in innumerevoli occasioni, più o meno riuscite; ma l'argomento di per sè affascina e seduce sempre. L'incarnazione per eccellenza è datata 1973, nel meraviglioso film di William Friedkin L'Esorcista. Da allora si è andati alla ricerca di un'emulazione del capostipite con qualche successo di botteghino (su tutti L'esorcismo di Emily Rose, che ha un po' rilanciato il genere). Oggi ci prova il talentuoso regista indiano M.N.Shyamalan (Il Sesto senso, The Village) nella veste di scrittore/produttore con questo Devil dai risultati piuttosto altalenanti.

Cinque persone rimangono bloccate in un ascensore che si è inspiegabilmente fermato. Vengono mandati subito i soccorsi per cercare di risolvere il problema, ma anche questi non vanno a buon fine, causando tragiche conseguenze. Intanto all'interno dell'abitacolo elevatore la tensione cresce, fino a quando, dopo un breve blackout, uno dei cinque "passeggeri" (tre uomini e due donne) viene trovato inspiegabilmente morto a causa di una brutale ferita infertagli.

Kill me please (2010)

Grazie all'ultima fatica del bravo Olias Barco, la commedia noir ha un nuovo punto di riferimento. Kill me please, infatti, ha il merito di spostare in avanti la linea di confine tra macabro e divertente, utilizzando i registri del cinema autoriale per discutere, con grande ironia, un tema forte e problematico come la scelta del suicidio. La grande ironia del film sta nelle situazioni, ma anche nel sottile messaggio di fondo riguardante il caso e le infinite variabili della psiche umana, in grado di sconvolgere qualsiasi pianificazione.

il Dottor Kruger (Aurélien Recoing) vuole dare un senso al suicidio. Il suo sogno è creare una struttura terapeutica dove darsi la morte non sia più considerata una disgrazia ma un atto consapevole svolto con assistenza medica. La sua clinica esclusiva richiama l'attenzione di un gruppo di strani personaggi, accomunati dal desiderio di morire. Dopo essersi consultati con Kruger sulle motivazioni che li spingono a farla finita, ciascuno di loro ha diritto a esprimere un'ultima richiesta.

Vallanzasca - Gli Angeli del Male (2010)

Ecco l'ennesimo interessantissimo film di Michele Placido, uno dei pochi registi italiani in grado di conferire alle sue opere una caratura internazionale, garantendo così al nostro cinema un posticino al sole rispetto alle grandi produzioni americane e europee. E infatti, pur raccontando una storia italianissima, il lavoro di Placido non teme alcun confronto con i grandi capolavori biopic del cinema più o meno recente. Come nello Scarface di De Palma o nel Nemico Pubblico di Michael Mann, Vallanzasca analizza la parabola ascendente/discendente di un "Angelo del Male".     

Fin dai primi anni '70, la banda del rapinatore Vallanzasca (Kim Rossi Stuart) si diede alla bella vita in una Milano in cui il mondo della mala è dominato dal potere incontrastato di Francis Turatello, detto "Faccia d'angelo" (Francesco Scianna). Un periodo d'oro che venne interrotto dal primo arresto di Renato, accusato di una rapina ad un furgone portavalori e trasferito nel carcere di San Vittore, da cui riuscì ad evadere dopo 4 anni e mezzo.

Con gli occhi dell'assassino (2010)

Sembra ormai assodato che l'horror contemporaneo trovi negli autori iberici la ricetta ideale per non atrofizzarsi nel gusto dell'effettaccio a tutti i costi, del sangue o della paura fine a se stessa (vedi i vari Paranormal activity, Last Exorcism e affini) di cui è responsabile soprattutto l'industria del cinema americana. Stavolta è Guillem Morales a deliziarci con una pellicola capace di (ri)generare la tensione manipolando l'elemento cardine, forse il più antico e ancestrale, della nostra percezione della paura, cioè il buio.

All'indomani del misterioso suicidio di Sara, la sorella gemella diventata cieca a causa di una malattia degenerativa, Julia (Belén Rueda) inizia a convivere con la consapevolezza di un presenza indefinita che sembra aver avuto un ruolo da protagonista nell'intera vicenda. Nell'oscurità di una tetra abitazione segnata dal marchio indelebile dell'assassinio e nelle ombre sempre più frequenti che appannano la sua vista, la donna intravede i contorni di uno sconosciuto che l'attende nascosto nell'oscurità.

Il Cigno nero (2010)

Sulla scia di The Wrestler, il giovane e talentuoso regista Darren Aronofsky elabora nuovamente un'opera interamente sulle spalle del protagonista principale, che stavolta sono quelle fragili di Natalie Portman. La prima volta era toccato a Mickey Rourke il compito di portare sul set molte delle sue personalissime cicatrici (fisiche e non); alla Portman invece va il merito di avere sostenuto tutto il peso di una sceneggiatura complicatissima e a tratti insostenibile, dovendo costruire passo passo e (letteralmente) in punta dei piedi un personaggio inquietante e indimenticabile.  

Nina (Natalie Portman) è una bravissima ballerina del New York City Ballet, che sogna da tutta la vita il ruolo della protagonista e un amore che la risvegli da un'adolescenza mai finita. Tra una madre frustrata (Barbara Hershey), che la costringe a un allenamento estenuante, la nuova ballerina Lily (Mila Kunis), sensuale, estrosa e pronta a diventare la prima donna, e l'esigente coreografo Thomas Leroy (Vincent Cassel), che la mette a dura prova affidandole la controversa parte di Odette ne "Il lago dei cigni".

Ladri di cadaveri (2010)

Dopo avervi parlato del ritorno del grande Sam Raimi alla verve delle origini, con il suo Drag me to Hell, è con grandissima gioia che posso esservi testimone del ritorno di un altro gigante della dark comedy degli anni'80: John Landis, che di certo non ha bisogno di presentazioni (l'elenco dei suoi capolavori sarebbe troppo lungo, basti citare The Blues brothers, Un lupo mannaro americano a Londra, e Una poltrona per due) e che ultimamente aveva perduto buona parte del suo smalto. Questo Ladri di cadaveri rappresenta quindi una bella sorpresa per i suoi tanti estimatori.

Edimburgo, 1820. William Burke (Simon Pegg) e William Hare (Andy Serkis) sono due strampalati criminali che cercano di sbarcare il lunario. Dopo l'ennesima impresa commerciale fallita, ritornano alla pensione di Hare e scoprono che il loro inquilino è morto il giorno in cui doveva pagare l'affitto. Mentre la coppia decide di come liberarsi del corpo, si rendono conto che un cadavere può fruttare una bella somma: i medici di Edimburgo cercano disperatamente cadaveri per le loro lezioni di anatomia.

Hereafter (2010)

Quando, svariati mesi fa, lessi di questo progetto del grande Clint Eastwood non vi nascondo che ne fui perplesso. Immaginai un Eastwood poco ispirato, costretto a cavalcare l'onda (lunghissima) di un genere che conta svariati epigoni e che sembra davvero avere esaurito la possibilità stessa di raccontarci qualcosa di originale. Per fortuna, invece, quello che sempre più si conferma come uno dei registi più solidi e sensibili del cinema contemporaneo è riuscito a modellare in chiave personalissima un tema estremamente difficile e complesso.      

Il film narra le drammatiche vicende di tre individui la cui esistenza viene toccata dalla morte anche se in modi diversi. George (Matt Damon) è un operaio americano che ha un rapporto speciale con l'aldilà: egli infatti riesce a comunicare con i morti, ma farebbe di tutto per perdere questa capacità. Marie (Cécile de France) è una giornalista francese che ha avuto un'esperienza tra la vita e la morte che ha sconvolto tutte le sue certezze durante un terribile tsunami che si è abbattuto sull'Indonesia. 

The Hole (2010)

Tra i vari ritorni illustri dietro la macchina da presa che abbiamo accolto in questa rubrica, quello del grande Joe Dante è apparentemente il più debole. Il mitico regista di Gremlins e Piranha è indubbiamente meno dotato (e folle) di Sam Raimi e John Landis. La forza del suo cinema risiedeva nel sottotesto politicizzato più che nelle invenzioni visive o narrative, sebbene alcuni suoi lavori si siano impressi indelebilmente nell'immaginario giovanile degli anni '80 per la capacità di fotografare le inquietudini di tutta una generazione di cinefili e non.

L'arrivo in una città di provincia di Dane (Chris Massoglia) e Lucas (Nathan Gamble), due giovani fratelli da poco trasferitisi da Boston con la madre, non sembra aver destato molto scalpore. Annoiati dalla monotona vita di paese e spesso chiusi in casa, i due incappano casualmente una misteriosa botola serrata, nascosta sotto un tappeto nello scantinato. Dopo aver fatto amicizia con la vicina di casa Julie (Haley Bennett), i tre decidono di aprire i lucchetti che tengono chiusa la botola.

Il Grinta (2010)

Ennesima, splendida perla prodotta dalla penna e dalla macchina da presa di Joel e Ethan Coen, i due fratelli terribili del cinema mondiale, divenuti ormai due autentici classici viventi. Stavolta viene affrontato (e per certi versi rigenerato) uno dei generi cinematografici per eccellenza, se non altro per tradizione e storia: il Western. E se è vero che già con il loro Non è un paese per vecchi, la metrica da "wild west" era stata in parte affrontata, con Il Grinta l'operazione diviene limpida e dichiarata, con risultati anche al di sopra delle nostre aspettative.

1870. La quattordicenne Mattie Ross (Hailee Steinfeld) si mette in viaggio verso Fort Smith, nell'Arkansas, determinata ad ottenere giustizia per la morte del padre, ucciso a sangue freddo dal codardo Tom Chaney (Josh Brolin) per due pezzi d'oro. L'uomo è fuggito in territorio Indiano, facendo perdere le sue tracce, ma Mattie è risoluta e vuole vederlo impiccato a tutti i costi. Così chiede aiuto a uno degli sceriffi della città, l'ubriacone dal grilletto facile Rooster Cogburn (Jeff Bridges).