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Kill me please (2010)

| Andiamo al cinema

Grazie all'ultima fatica del bravo Olias Barco, la commedia noir ha un nuovo punto di riferimento. Kill me please, infatti, ha il merito di spostare in avanti la linea di confine tra macabro e divertente, utilizzando i registri del cinema autoriale per discutere, con grande ironia, un tema forte e problematico come la scelta del suicidio. La grande ironia del film sta nelle situazioni, ma anche nel sottile messaggio di fondo riguardante il caso e le infinite variabili della psiche umana, in grado di sconvolgere qualsiasi pianificazione.

il Dottor Kruger (Aurélien Recoing) vuole dare un senso al suicidio. Il suo sogno è creare una struttura terapeutica dove darsi la morte non sia più considerata una disgrazia ma un atto consapevole svolto con assistenza medica. La sua clinica esclusiva richiama l'attenzione di un gruppo di strani personaggi, accomunati dal desiderio di morire. Dopo essersi consultati con Kruger sulle motivazioni che li spingono a farla finita, ciascuno di loro ha diritto a esprimere un'ultima richiesta.

Ma tra le isolate montagne dove il dottore ha inteso realizzare il suo sogno del suicidio perfetto, sarà ancora la Morte a decidere quando colpire. E in modo inaspettato con lei dovranno fare i conti, tra gli altri, una bella ragazza con manie autolesioniste, un vecchio cabarettista berlinese dalla voce rovinata e un uomo che ha perso tutto nel gioco d'azzardo, moglie compresa e un commesso viaggiatore che cela sordidi segreti.

Il bellissimo film di cui vi sto parlando mi ha ricordato un'altra perla del cinema indipendente, datata 1995 e diretta da un maestro quale Kenneth Branagh; il film si intitolava Nel bel mezzo del gelido inverno. Anche li si faceva uso di un bianco e nero rarefatto, di ambientazioni quasi "fuori dal mondo" e di un gruppo di splendidi interpreti (una compagnia teatrale scalcinata riunitasi per un improbabile Amleto) alla ricerca dell'ultima (o forse della prima) interpretazione degna di tale nome. Come quelli, anche i protagonisti di Kill me please in fondo cercano di scrivere una pagina significativa nella grande "commedia" della vita; ma molto più drammaticamente la ricercano nel gesto estremo - per loro l'unico possibile - del suicidio. Come i primi, anche questi sono destinati al fallimento, poichè sovente la Morte non tollera che si pianifichi sul suo terreno d'azione e sfodera un sadismo che va al di là di ogni umana previsione.

Barco ha il grande merito, ma sarebbe più giusto parlare di talento e istinto cinematografico, di mantenersi su un registro autoriale evitando al contempo facili cerebralismi o autocompiacimenti filosofici. Si mette quindi al servizio degli interpreti che sono, è giusto sottolinearlo, assolutamente straordinari. Certo giocano un ruolo importantissimo la bellezza quasi struggente delle ambientazioni e la fotografia, ma sono proprio le anime in pena che popolano questo "luogo/senza luogo" a renderlo vivo (di una vitalità morta o di una mortalità viva se preferite) e palpitante di drammatica umanità. La clinica ha l'aspetto metafisico e rarefatto dell'ultima stazione. Gli infermieri sono tratteggiati come creature al limite dell'extra-terreno; angeli o demoni caratterizzati da indifferenza o profonda comunione con il suicida. Krueger è uno splendido Caronte con in più il germe umanissimo dell'indecisione. Insomma una perla cinematografica di rara bellezza.

GIUDIZIO: 9,5/10
SITO UFFICIALE: n.p.

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Trailer

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Scheda del film:
Titolo originale: Kill Me Please
Paese: Francia, Belgio
Anno: 2010
Durata: 95 min
Colore: colore
Rapporto: 1.85 : 1
Genere: commedia
Regia: Olias Barco
Sceneggiatura: Olias Barco, Virgile Bramly, Stéphane Malandrin
Casa di produzione: OXB Production, Le parti Production, Les Armateurs
Fotografia: Frédéric Noirhomme
Montaggio: Ewin Ryckaert
Trucco: Elodie Liénard, Michèle Van Brussel

Interpreti e Personaggi:
Aurélien Recoing : Dottor Kreuger
Benoît Pooelvoorde : M. Demanet
Muriel Bersy : Muriel
Nicolas Buysse: LucIngrid
Ingrid Heiderscheidt: Sylvie

· Enzo Ganci · Editoriali

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