La “Via Crucis” è finita: il piano di riequilibrio è già un ricordo, da oggi è default

Ieri sera il Consiglio comunale ha preso atto della decisione della Corte dei Conti

MONREALE, 13 marzo - Alla fine la “Via Crucis” si è conclusa nell’unico modo possibile: con la dichiarazione di dissesto finanziario da parte del Consiglio comunale. L’assemblea cittadina ieri sera ha detto sì a quella che era formalmente una presa d’atto, ma che diventa una data “spartiacque” nella storia recente di Monreale.

A convocare la seduta, con l’unico punto all’ordine del giorno era stato il presidente, Giuseppe Di Verde, che nei giorni scorsi aveva messo a punto il calendario per arrivare alla proposta deliberativa da sottoporre all’aula, di concerto con il commissario ad acta inviato dalla Regione, Francesco Riela.
Stamattina, quindi, Monreale si è svegliata con un default che adesso è ufficiale e che arriva dopo un lunghissimo percorso, fatto di tentativi, anche estremi che l’amministrazione a guida Capizzi ha cercato di esperire per evitare che il dissesto diventasse realtà.
Compreso quello, rivelatosi vano, di aderire alla legge, cosiddetta, “Salva Napoli”, prevista dalla legge finanziaria 2018, che dava la possibilità ai Comuni in stato di pre-dissesto” di riscrivere un piano di riequilibrio finanziario in un tempo quasi record di soli 45 giorni.
Il tentativo, però, non era andato a buon fine, dal momento che il 25 gennaio scorso la Corte dei Conti aveva dichiarato “irricevibile” il ricorso del Comune a questo tentativo estremo di salvare i propri conti.

La strada del default era stata intrapresa in maniera quasi definitiva, invece, nello scorso mese di maggio quando la Corte dei Conti, sezione di controllo, aveva ritenuto che erano venuti meno i presupposti per la prosecuzione del piano di riequilibrio pluriennale avviato nel 2013 ed approvato dal ministero dell’Interno nel maggio del 2015. Un piano di riequilibrio iniziato dalla precedente amministrazione e proseguito da quella attuale per cercare di ripianare un debito da 32 milioni di euro. A nulla era valso il tentativo del Comune di opporsi al pronunciamento dei giudici contabili: nello scorso mese di ottobre anche il ricorso alla Corte dei Conti (Sezioni riunite) si era concluso con un due di picche.
I giudici, in pratica, hanno ritenuto inaffidabile il Comune, malgrado questi, con una laboriosa politica di transazioni, avesse già praticamente ripianato buona parte dei debiti. Evidentemente, nel giudizio della Corte, le criticità sono state della altre: la capacità di riscuotere i tributi, in primis.
“Non ci saranno conseguenze sui cittadini e sui dipendenti – ha detto il sindaco Piero Capizzi in aula nel presentare la delibera di default – e saranno mantenuti i servizi essenziali”. Nessuno sconto, invece, per l’opposizione che, come ha sostenuto il capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Guzzo, ha chiesto le dimissioni del primo cittadino.

Adesso per gestire le situazioni pregresse (fino al 31 dicembre 2016) si dovrebbe insediare una commissione straordinaria i cui compiti avranno una durata minima di due anni, che avrà l’obiettivo di stilare un "bilancio riequilibrato". La commissione, pertanto, diverrà l’unico interlocutore con cui dovranno interfacciarsi i restanti creditori del Comune, che, con lo stato di dissesto, si vedranno stoppare tutti i provvedimenti ingiuntivi.