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“Guglielmo il Buono, la fatale imprudenza”, la prima fatica letteraria di Tonino Russo

| Maria Modica | Cronaca varia

Il libro è stato presentato ieri sera in Antivilla Comunale. LE FOTO

MONREALE, 2 giugno – E’ un inno al periodo storico più significativo per la Sicilia: un regno autonomo e con capacità di autodeterminazione, nel cuore del Mediterraneo. “Guglielmo il Buono, la fatale imprudenza”, la prima fatica letteraria di Tonino Russo, è un libro intriso di suggestioni letterarie, ma anche biografiche, come riconosce lo stesso autore.

Il volume è stato presentato nella suggestiva cornice dell’Antivilla comunale, dalla docente di Letteratura Romina Lo Piccolo e dall’editore Ottavio Navarra, alla presenza di numerose autorità, fra cui il sindaco Piero Capizzi, l’assessore Giuseppe Cangemi, l’arcivescovo Michele Pennisi, don Nicola Gaglio.
Gli interventi, sono stati intervallati da riduzioni teatrali del testo, curati dalla Compagnia dei Normanni, e da musiche medioevali, eseguite da Francesco Maria Martorana. La poetessa monrealese Mariella Sapienza ha declamato una sua poesia “Il Sogno di Guglielmo”.

Romina Lo Piccolo nella sua brillante introduzione, ha individuato un’interessante chiave di lettura del volume di Russo, inserendolo nel solco del romanzo storico: “Come sempre in questo genere letterario l’ossimoro fra “romanzo” e “storico” è superato dall’artifizio letterario del narratore onnisciente, ma Tonino si spinge oltre diventando narratore complice e ironico; attraverso la prolessi compie una forzatura spazio-temporale, risucchiando nell’intreccio personaggi della nostra quotidianità come don Nicola, il contadino Nenè, pescatori ed ebanisti.

Una tecnica narrativa che risponde ad una sua esigenza profonda: recuperare la democraticità della storia. Una parabola dalla durata di un sessantennio, che va da Ruggero a Costanza, e di cui è chiave di volta Guglielmo II, chiamato a compiere una scelta storica e drammatica, imprudente secondo il nostro Tonino, dagli esisti imprevedibili per il re. Un libro – ha sottolineato la docente di Letteratura - è un semilavorato, un lavoro incompiuto che richiede l’intervento del lettore per la sua finitura, cioè tutti noi”.
Che il recupero della democraticità della storia attraverso personaggi della quotidianità, iperrealistici, sia l’aspetto del libro più caro allo stesso autore, è stato Russo a confermarlo: “Ho voluto mettere l’accento sugli eroi quotidiani, quelli che si alzano al mattino e si spaccano la schiena, o non dormono la notte per lavorare, senza che siano ricordati nei libri di storia. Ho voluto introdurre personaggi reali che, proprio perché interpretano se stessi, superano la finzione letteraria e assurgono, nel loro iperrealismo, a ruolo di eroi della quotidianità. Non posso negare che la mia vicenda biografica, e in modo particolare la scomparsa di mio padre, mi abbia portato a riflettere sui sentimenti che devono avere agitato l’animo del dodicenne Guglielmo, alla scomparsa del Malo”.

 

 

Studio Valerio

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· Enzo Ganci · Editoriali

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