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Non ci fu concorso in estorsione, il giudice assolve due giovani monrealesi

| Nera e giudiziaria

Gabriel Bova e Rodolfo Venturella “non hanno commesso il fatto”

MONREALE, 22 novembre – La loro presenza in quel locale, in compagnia di Salvatore Primizio, era del tutto occasionale ed entrambi erano totalmente ignari delle intenzioni litigiose di questi.

Per questo motivo sono stati assolti Gabriel Bova e Rodolfo Venturella, rispettivamente 23 e 25 anni, che erano accusati di “concorso morale e materiale in estorsione” perché coinvolti nei fatti riguardanti la rissa scoppiata all’interno del bistrot “Le Barrique” nel giugno del 2020.
A stabilire che i due non hanno commesso il fatto è stato il giudice Bruno Fasciana, della 4ª sezione penale collegiale del tribunale di Palermo, al termine di un lungo processo. Il pm Vittoria Campanile, invece, in sede di requisitoria, aveva chiesto per gli imputati la pena di 5 anni di reclusione.

Il giudice, però, ha dato credito alla tesi della difesa, rappresentata dall’avvocato Piero Capizzi, che ha sostenuto come i due giovani soltanto occasionalmente si fossero accompagnati a Primizio, che per la stessa vicenda, in abbreviato, è stato condannato ad oltre 4 anni.
Secondo quello che ha sostenuto la difesa e confermato poi da testimoni, Bova e Venturella sarebbero stati invitati da Primizio a recarsi nel locale, ma non avrebbero conosciuto le sue intenzioni, né il suo rapporto conflittuale con il titolare del bistrot, tanto che poi si sarebbero allontanati quando la situazione si era fatta calda.

I fatti risalgono al 20 giugno del 2020, quando il titolare del bistrot, Enrico Torti, decise di rivolgersi ai militari dell’Arma per denunciare le richieste di pizzo ai suoi danni che gli sarebbero state avanzate da Primizio. Questi, secondo l’accusa poi accolta dal giudice, con gravi minacce avrebbe preteso di consumare dei pasti gratuitamente, in orario di chiusura, insieme ad altre due persone (appunto i due giovani in questione). Richiesta inizialmente assecondata dal commerciante che per tutta risposta sarebbe stato però successivamente aggredito violentemente dall’uomo, che per questa vicenda è stato condannato pure per resistenza a pubblico ufficiale perché avrebbe proferito gravi offese nei confronti dei carabinieri intervenuti, distruggendo pure il telefonino di uno di essi.

· Enzo Ganci · Editoriali

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