MONREALE, 31 dicembre – Gli eccessi alimentari che caratterizzano le giornate in molte delle case del nostro territorio non devono farci distogliere lo sguardo da ciò che ci ha detto e ci ha lasciato quest’anno in eredità.
Quello in cui, scrivendo una piccola pagina di storia locale, Alberto Arcidiacono ha bissato il successo del 2019, diventando per la seconda volta consecutiva il sindaco di Monreale. Un fatto questo, per ammissione dello stesso primo cittadino, che ha reso “particolare” la prima parte di questo 2024 che ci lascia, caratterizzata dall’attenzione alla competizione elettorale, che – inevitabilmente – ha posto in secondo piano alcune problematiche, privilegiando la kermesse con le sue inevitabili logiche.
La tornata, come tutti sanno, è servita solo a quantificare le proporzioni delle forze politiche che hanno sostenuto la corsa del sindaco uscente, perché – è il segreto di Pulcinella – per la poltrona della Sala Rossa non c’era partita. E gli oltre 16 mila voti incassati ne sono una evidente riprova.
Tutto facile, quindi? Niente affatto, perché se governare con alle spalle una maggioranza “bulgara” può essere comodo e mette al riparo da eventuali e sempre incombenti mal di pancia, al tempo stesso significa dover dare delle risposte, leggasi ricompense o contentini, in più. Anche perché – Arcidiacono lo sa – cinque anni sono lunghi e con le regionali del 2027 verso cui si viaggia, gli scenari e gli equilibri possono cambiare in un battito d’ali.
Probabilmente può essere letto in quest’ottica il recente rimpasto in giunta con il quale il primo cittadino conta di affrontare con maggiore energia le sfide che si presenteranno da qui alla fine del suo mandato (se quello naturale del 2029 o anticipato, in vista di traguardi istituzionali più importanti, lo scopriremo solo vivendo).Tutto lecito, tutto ammesso, ovviamente, purchè la macchina comunale viaggi a pieno regime e arrivino le risposte che la gente aspetta.
Così come le aspetta dal mondo della Chiesa, che qualche giorno fa, anche a Monreale ha vissuto l’avvio dell’anno giubilare, quello della speranza, così come ha voluto Papa Francesco. Importante, dal nostro punto di vista che l’arcidiocesi confermi, anzi rafforzi il suo ruolo di “istituzione morale”, contribuendo alla crescita culturale e spirituale di questa comunità con l’autorevolezza che le è propria e che gran parte della popolazione le riconosce.
Non possiamo trascurare, infine, il ruolo della scuola, dal cui impegno a dal cui duro lavoro dipende la formazione dei nostri figli, di quelli che saranno i cittadini “optimo iure” di domani. Ad essa vanno il nostro plauso e il nostro ringraziamento, nella consapevolezza di quanto sia importante ed al tempo stesso difficile il compito assegnatole.
Chiudiamo con un augurio, diretto a tutti, ma in particolar modo ai giovani: perché il loro disagio, che a volte si trasforma in azioni riprovevoli, possa essere sovrastato dal loro entusiasmo e dalla voglia di cambiamento, soprattutto dei valori più stantii ed obsoleti che solo le generazioni più giovani possono abbattere.
Nella speranza che il 2025 sia migliore del 2024, ma peggiore del 2026, formuliamo a tutti l’augurio sincero di un anno carico di soddisfazioni, perché la nostra comunità possa tornare a recitare quel ruolo di prestigio che la storia le ha assegnato del quale sarebbe bello riappropriarsi.
Buon anno a tutti.
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Le risposte che Monreale merita
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