Non si ferma all'alt dei carabinieri con lo scooter: va a processo, ma viene assolto

A far decidere il giudice per l'assoluzione l'assenza di inseguimento da parte dei militari

MONREALE, 8 giugno – Con il suo scooter non si fermò all'alt intimatogli dai carabinieri, scappando velocemente e facendo perdere le proprie tracce. Non fu inseguito, però, dai militari che solo successivamente riuscirono ad individuarlo.

Per queste ragioni, sostanzialmente, è stato assolto M.C, un 22enne di Monreale, accusato di resistenza a pubblico ufficiale. L'assenza di inseguimento, in pratica, ha fatto sì che il reato non si configurasse. Così, perlomeno, si è espresso il tribunale di Palermo, in composizione monocratica, rappresentato dal giudice Alessia Lupo, della terza sezione penale, che ha stabilito che il fatto “non sussiste”, chiudendo una vicenda che andava avanti dal 2019.

A quel tempo, era il 21 settembre, il giovane, allora 19enne, con il suo Beverly, probabilmente conscio di non essere in regola con i documenti di bordo o di aver mantenuto una guida pericolosa, non si era fermato quando i militari in via Aldo Moro gli avevano mostrato la paletta, invitandolo a stoppare la propria corsa. Anzi, con destrezza era riuscito a dileguarsi rapidamente per le strade cittadine.
Gli uomini dell'Arma, però, erano riusciti a prendere il numero di targa ed erano, quindi, facilmente risaliti all'identità del giovane, relazionando il tutto ad denunciandolo per “resistenza a pubblico ufficiale”.

In sede di dibattimento, però, la difesa di M.C, costituita dall'avvocato Piero Capizzi (nella foto), sosteneva come la condotta del giovane, pur censurabile sotto l'aspetto del rispetto del codice della strada, in assenza dell'inseguimento da parte dei carabinieri, non potesse configurarsi come “resistenza a pubblico ufficiale”, ma solo come una sorta di disobbedienza o di “resistenza passiva” con la fuga in sella al suo scooter. Senza aggressività, né, tanto meno, violenza. Un indirizzo, peraltro, rimarcato da recenti pronunciamenti giurisprudenziali.

Va detto, che precedentemente, poco dopo i fatti, il pubblico ministero, argomentando in tal senso, aveva chiesto l'archiviazione del caso.
Di diverso avviso, invece, il Gip, che si era opposto a tale richiesta, mandando a processo M.C. In sede processuale il piemme aveva chiesto per il giovane una condanna a 10 mesi, poi rigettata dal giudice che ha assolto il ragazzo.