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Vende un appartamento per toglierlo dalle grinfie dell’erario: processata e assolta

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

La vicenda riguarda R.L., una donna originaria di Monreale

PALERMO, 17 dicembre – Era finita nei guai per aver venduto un appartamento in modo che questo non finisse nel mirino dell’Agenzia delle Entrate, considerato che al fisco non aveva pagato un pesantissimo tributo. Ora però il giudice la assolve “perché il fatto non sussiste”.

È quello che è capitato ad R.L., 58 anni, una donna di origini monrealesi, sottoposta a processo per un (a questo punto) “presunto” reato tributario commesso nel 2014.
La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico Elisabetta Villa, appartenente alla seconda sezione penale del tribunale di Palermo, dopo che il piemme Anna Battaglia aveva sostenuto l’accusa contro la donna, ritenendola colpevole di pregiudizio ai danni di Riscossione Sicilia spa, per aver compiuto atti illeciti al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte.

In pratica, era successo che R.L. nel lontano 2008 avesse omesso di pagare imposte dirette, Iva e Irap per poco meno di 300 mila euro, chiudendo poi, verosimilmente per problematiche economiche, la sua attività.
A distanza di qualche anno, quindi, nel 2014, la donna aveva venduto il suo appartamento per 120 mila euro, circa: un immobile sul quale peraltro gravavano delle ipoteche. E fu proprio quest’ultimo comportamento a finire nel mirino del giudice, che ritenne che fu posto in essere per sottrarre il bene all’imposizione erariale.

La donna, in pratica, secondo l’accusa, avrebbe dovuto aspettarsi l’offensiva dell’Agenzia delle Entrate a causa del suo cospicuo mancato pagamento. E quindi, cedendo l’appartamento, avrebbe trovato l’escamotage per toglierlo dalla mannaia dell’esazione.
In sede di processo, però, la donna, assistita dall’avvocato Piero Capizzi, ha sostenuto di non avere contezza dell’azione di Riscossione Sicilia, benché ovviamente consapevole della sua posizione debitoria nei confronti dell’erario.
L’assoluzione che è stata pronunciata, nonostante già il reato fosse prescritto, ottiene l’importante risultato di non arrecare pregiudizio al malcapitato compratore dell’appartamento, che si sarebbe trovato decisamente nei guai se la donna fosse stata soccombente in giudizio o se si fosse “salvata” solo per avvenuta prescrizione.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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