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Capizzi non diffamò e diceva la verità: il tribunale archivia la querela di Di Matteo sulla destinazione dei mezzi Ato

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

Le dichiarazioni in Consiglio comunale dell’attuale primo cittadino rese nell’ambito della “critica politica”

PALERMO, 17 aprile – Non fu diffamazione, ma una critica effettuata dentro i normali canoni della dialettica politica ed oltretutto veritiera. Sulla base di queste convinzioni il tribunale di Palermo ha archiviato definitivamente la querela che l’ex sindaco di Monreale, Filippo Di Matteo aveva sporto nei confronti del suo successore, Piero Capizzi. Sullo sfondo l’utilizzo dei mezzi per la raccolta dei rifiuti, che erano nella disponibilità del Comune di Monreale e che, con tanto di carte, vennero impiegati, invece, da altri comuni dell’ex Ato Palermo 2.

Il procedimento, nato a seguito delle dichiarazioni rese da Capizzi durante la seduta consiliare del 30 settembre 2014 e riprese da Monreale News (leggi qui l'articolo), che facevano luce su questo fatto, si è concluso adesso (con un provvedimento depositato venerdì), quando il gip Lorenzo Iannnelli ha scritto la parola fine all’istanza di Di Matteo che, sentendosi leso nella sua onorabilità, aveva querelato l’attuale sindaco di Monreale chiedendo “una punizione esemplare”.

In precedenza, però, già il piemme Anna Battaglia, dopo aver letto le carte, aveva chiesto l’archiviazione di Capizzi, alla quale Di Matteo, assistito dall’avvocato Rosaria Messina, aveva fatto opposizione.
All’ex sindaco di Monreale non erano andate giù le dichiarazioni di Capizzi che in aula consiliare aveva tuonato contro il provvedimento che consentiva l’utilizzo dei mezzi Ato da parte di altri comuni, quelli della cosiddetta “Zona B”, pur dovendo essere utilizzati al servizio delle esigenze monrealesi. “Noi paghiamo i noli, ma altri comuni hanno i nostri mezzi”, aveva detto in quella circostanza Capizzi senza tanti giri di parole.

L’istanza di Di Matteo, però, non ha trovato d’accordo la Procura, poiché, come detto, il piemme Anna Battaglia prima ed il Gip Lorenzo Iannelli poi hanno dato ragione a Capizzi, sostenendo che le dichiarazioni di quest’ultimo “sono state collocate all’interno di un contesto politico quale l’assemblea del Consiglio comunale, deputata propriamente al dibattito politico e pertanto riconducibili all’interno del diritto di critica”.
Le dichiarazioni di Capizzi, inoltre, scrive sempre il gip, non conterrebbero “alcun attacco meramente personale diretto a colpire ingiustificatamente la figura morale del soggetto criticato”.
Ma c’è di più: nel suo provvedimento di archiviazione il giudice entra nel merito, affermando la veridicità di quanto sostenuto da Capizzi che avrebbe messo l’accento su una “circostanza veritiera” e che prima di pronunciare quelle dure frasi in Consiglio comunale si era documentato con le carte che attestavano l’utilizzo dei mezzi in questione presso altri comuni.

Soddisfatto l’attuale sindaco, che era difeso dall’avvocato Giuseppe Botta e che adesso rilancia: “Ho sempre avuto fiducia nella magistratura e adesso un passaggio doveroso andrà fatto – afferma – per verificare se negli atti si possa configurare l’ipotesi della calunnia. Evidentemente, come cantava Caterina Caselli, la verità fa male, ma è pur sempre la verità”.

 

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· Enzo Ganci · Editoriali

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