Oggi la cerimonia dell’Intronazione alla presenza di numerose autorità. LE FOTO
MONREALE, 26 settembre – Una giornata importante, oggi, per Monreale. La Madonna dell’Odigitria è tornata al suo posto, dopo 200 anni di assenza. Alla cerimonia d’ “Intronazione” erano presenti, oltre all’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, anche il vescovo di Piana degli Albanesi eparca Giorgio Demetrio Gallaro. Assente per motivi di salute, Chrysostomos Savatos, metropolita ortodosso di Messinia, Grecia, la cui “Lectio magistralis” “La teologia delle icone e la sua dimensione teologica”, è stata letta da don Antonino Pileri Bruno.
Fra i presenti, oltre a numerosi fedeli, anche il sindaco Piero Capizzi e le autorità militari. Tra tutte il nuovo comandante del Gruppo Carabinieri Monreale, il tenente colonnello Luigi De Simone. Ha partecipato alla cerimonia anche Biagio Conte, di ritorno dal suo pellegrinaggio nelle regioni del Nord Italia, che ha ricevuto la benedizione dell’arcivescovo e ha reso omaggio all’immagine dell’Odigitria.
L’iniziativa rientra fra le manifestazioni in programma per il giubileo della cattedrale, di cui ricorre il 750 anniversario della Dedicazione. Il recente restauro ha messo in luce la datazione, del XII secolo, compatibile con il regno di Guglielmo. Secondo la tradizione, davanti alla “Madonna Bruna”, che forse era stata il capezzale del palazzo, l’ultimo sovrano normanno donò il “diploma” di fondazione della nuova diocesi il 15 agosto del 1176. Il recupero ha anche escluso la provenienza cipriota-costantinopoliana, poiché il legno con cui è realizzata proviene dai Nebrodi. Colpiscono le sue dimensioni, desuete per un’Odigitria. A connotarla come appartenente a tale topo iconografico è l’atto della Vergine che indica, con le due dita della mano destra, il bambino stretto con la sinistra. Con tale gesto, la madre indica nel figlio la via, la verità e la vita, cioè la strada da seguire per giungere alla salvezza. Un dettaglio dell’immagine che colpisce chi la osserva riguarda il viso del bambino, recante le fattezze di un adulo. Il particolare iconografico indica che il Cristo, Logos incarnato, è Sapienza increata. Non a caso uno dei titoli della Madonna è “Sede della Sapienza”. Lo sfondo che circondava le due figure era ricoperto, in origine, con una foglia d’argento, il colore che connota la madre di Dio.
L’Odigitria della Cattedrale era stata spostata dall’abside alla controfacciata ed era rimasta in un’edicola, a destra dell’ingresso principale, fino al rovinoso incendio del 1811, dopodichè era stata rimossa. Adesso, per volontà dell’arcivescovo Pennisi, è tornata nell’abside centrale.
“La bellezza di cui sovrabbonda il duomo – ha detto l’arcivescovo di Monreale – è espressione di una fede profonda. L’arte visiva diventa veicolo privilegiato della parola che il senso comune percepisce come un mezzo in grado di mettere in moto soltanto le nostre capacità cognitive. La visione richiama la pienezza percettiva di tutti i sensi. Il Dio invisibile si riverbera nel volto di Gesù, Verbo fatto carne, raffigurato nelle icone”.
“Il Fondamento antropologico – ha scritto Chrysostomos Savatos, nella prolusione letta da don Pileri, esperto di cristianesimo orientale – dell’icona si basa sul rispetto e l’accettazione per la Chiesa dell’uomo, composto di corpo, anima e spirito, senza sottovalutare l’elemento materiale e sensibile rispetto alla vita spirituale del credente ….. Le icone delle Chiese sono una “buona interpretazione” del Vangelo, perché esprimono per azione visiva ciò che il Vangelo predica nella parola. E dal momento che l’azione è la più chiara espressione della morale, è facilmente compreso l’effetto pedagogico delle icone sui fedeli”.
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