Era ai domiciliari, ma comunicava con l’esterno: di nuovo in carcere il boss Giuseppe Guttadauro

Reiterate le violazioni riscontrare dai carabinieri

PALERMO, 13 giugno – All’alba di oggi i carabinieri del Ros, con il supporto dei militari del comando provinciale di Palermo, hanno dato esecuzione all’ordinanza di aggravamento con applicazione della misura cautelare della custodia in carcere a carico di Giuseppe Guttadauro, medico chirurgo, già in servizio all’ospedale Civico di Palermo.

Il 12 febbraio scorso, a conclusione di un’attività investigativa condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri e coordinata dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido e dai Sostituti Procuratori Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli, Guttadauro era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare poiché gravemente indiziato, come riportato nel provvedimento, di “aver fatto parte, con funzioni strategiche, dell'associazione mafiosa denominata "cosa nostra" e segnatamente della famiglia di Roccella”. Tra i destinatari di quell’ordinanza, anche il figlio, Mario Carlo, indiziato di aver cooperato con il padre alle attività illecite della citata “famiglia”.

In quella circostanza, tuttavia, in considerazione dell’età over 70 e dell’assenza, a quella data, di eccezionali ragioni cautelari, Giuseppe Guttadauro era stato sottoposto agli arresti domiciliari. Dalle indagini successivamente svolte sono emersi, tuttavia, elementi che hanno consentito di ipotizzare come plurime violazioni agli obblighi di non comunicare con persone diverse da quelle che con lui coabitano impostigli con il provvedimento cautelare; la ricerca di canali di comunicazione riservati per interloquire con terzi, compreso il ricorso ad applicazioni a suo dire non intercettabili, e sulla base dei quali l’Ufficio di Procura ha richiesto ed ottenuto dal GIP la sostituzione della misura degli arresti domiciliari con quella più afflittiva della custodia in carcere.