I fatti risalgono al 2013, durante i quali l’offeso si ruppe il femore
MONREALE, 1 aprile – Un anno e mezzo fa era stato condannato per lesioni. Adesso, in appello è stato assolto per non aver commesso il fatto. È la vicenda processuale di R.S., 58enne monrealese, che era stato coinvolto in una lite in un condominio di Fondo Pasqualino ad Aquino.
A pronunciarsi è stata la seconda sezione penale del tribunale d’appello di Palermo presieduta da Filippo Messana (a latere Emilio Alparone e Alessandra Vella), che ha ribaltato la sentenza da primo grado, emessa nel novembre 2020 da Elisabetta Villa, appartenente alla seconda sezione penale, con la quale ad R.S. era stata inflitta la condanna ad un anno di reclusione.
Nel giudizio di secondo grado il monrealese è stato assolto con formula piena da tutti i reati a lui ascritti, per non averli commessi. In pratica la corte ha raggiunto tale risultato a seguito della riapertura del dibattimento, sentendo testi e disponendo perizia sulle cause della frattura riportate da R.F., che si ruppe un femore cadendo a terra al culmine di una lite.
Le nuove acquisizioni, sollecitate dal difensore di R.S., avvocato Vincenzo Giambruno, hanno fatto emerge la sua estraneità.
Già in primo grado, invece, erano stati assolte tre persone, presenti al momento dei fatti, accusate dalla vittima di omissione di soccorso. Si tratta di G.L.B., B.F. ed F.P.D. Per loro la motivazione del giudice è che “il fatto non costituisce reato”.
Teatro della vicenda era stata una riunione condominiale di uno stabile di Fondo Pasqualino del 13 marzo del 2013, durante la quale i toni si accesero per delle beghe legate al condominio, nel corso della quale R.F., cadendo, si provocò la rottura del femore che gli comportò una degenza di più di 40 giorni. Ne scaturì una denuncia nella quale R.F (difeso dall’avvocato Andrea Terranova). tirò in ballo pure altri tre soggetti presenti alla lite: G.L.B. (patrocinato in giudizio dall’avvocato Claudio Alongi), B.F. (avvocato Piero Capizzi) e F.D.P. (avvocato Mario Caputo), che furono accusati di omissione di soccorso. Per loro il piemme, in sede dibattimentale, aveva chiesto la condanna ad una pena pecuniaria di 73 mila euro.
In sede di giudizio, però, i legali di questi ultimi tre imputati sostennero che i loro clienti avrebbero monitorato la situazione della vittima, presenziando sul posto fino all’arrivo dell’ambulanza del 118.