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Mafia, operazione ''Domino'': colpo alla famiglia di Bolognetta: due arresti

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

Si tratta di Carlo Salvatore Sclafani, 45 anni e Mario Pecoraro, 44

PALERMO, 20 gennaio – La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha emesso un fermo d’indiziato di delitto nei confronti di due persone, ritenute al vertice della famiglia mafiosa di Bolognetta, appartenente al mandamento di Misilmeri: si tratta di Carlo Salvatore Sclafani, 45 anni e Mario Pecoraro, 44.

Le indagini dei Carabinieri di Misilmeri, condotte da un pool di magistrati che hanno lavorato sotto la direzione del Procuratore aggiunto Salvatore De Luca, hanno consentito di focalizzare l’attenzione sui due imprenditori, i quali, nel periodo di reggenza di Stefano Polizzi e all’indomani del suo arresto (avvenuto il 4 dicembre 2018 nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0, si sarebbero messi a completa disposizione del capofamiglia e del sodalizio, assumendo un ruolo mafioso centrale nella cittadina di Bolognetta. I due indagati si sarebbero anche avvantaggiati dei rapporti instaurati nel tempo con il vertice del mandamento di Misilmeri/Belmonte Mezzagno, Salvatore Sciarabba (anch’egli tratto in arresto nella stessa data nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0), riuscendo ad imporre con metodo mafioso un rigido monopolio sul territorio nel settore delle agenzie funebri e dell’edilizia.

Sempre secondo gli inquirenti, è emersa peraltro, in funzione delle società riconducibili agli indagati, l’infiltrazione della amministrazione comunale, che, condizionata nel suo operato, avrebbero affidato loro commesse pubbliche senza seguire i previsti iter amministrativi in violazione del principio di trasparenza ed imparzialità.
Nella gestione monopolistica sul territorio delle attività di onoranze funebri, Sclafani e Pecoraro minacciavano anche un altro imprenditore concorrente, il quale veniva intimidito al fine di limitare l’operatività della propria impresa per non danneggiare quella della società legata agli indagati.
Inoltre i due arrestati si attivavano, unitamente ad altri concorrenti, per redigere documentazione falsa da produrre alla Corte di Appello di Palermo al fine di ottenere la revoca della dichiarazione di fallimento della società I.C. Servizi S.r.l.
Successivamente, si occupavano di ripulire il corrispettivo di tale falsificazione reimpiegando il denaro nelle proprie attività imprenditoriali. Sequestrate le aziende, conti correnti e il patrimonio immobiliare delle società per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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