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Il bullismo, questo conosciuto

| Romina Lo Piccolo | L'opinione
fumetto di Romina Lo Piccolo

Ancora notizie di cronaca allarmanti, ancora casi di giovani vessati, umiliati ed esasperati che arrivano a compiere gesti estremi. Ancora drammi, che ci scuotono nel profondo e ci impongono di tornare a parlare di "bullismo".

Una parola proteiforme, che assume forme e volti diversi, ma vecchia quanto il mondo, perché le dinamiche prepotenza/vittimizzazione sono probabilmente incise nel dna dell'uomo.
Violenze, aggressioni, molestie, minacce, ricatti, insulti, offese, danneggiamenti, derisione, diffamazione, sono i molteplici atteggiamenti "bullizzanti" che ragazzi più forti mettono in atto, in maniera reiterata, nei confronti di chi è più vulnerabile, e che, oggi, sono amplificati dall'eco dei social network.
Declinazioni antiche e moderne di quel complicatissimo problema che è il disagio giovanile, difficile da catalogare e gestire perché le "adolescenze" non sono omologabili.

Nel suo romanzo "La neve in fondo al mare", che scava sulla distanza spesso irriducibile tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti, Matteo Bussola sintetizza efficacemente, nella metafora del titolo, il groviglio doloroso della fragilità dei giovani che, proprio come la neve in fondo al mare, risulta spiazzante, indecifrabile e refrattario agli strumenti interpretativi della razionalità.
Ogni manifestazione di violenza, infatti, è la voce di un malessere, di una difettualità, di una mancanza, di una frustrazione, spesso silente, che l'adolescente vive e che necessita di una contestualizzazione che non può essere etichettabile o stereotipabile.
Ecco perché è necessario un approccio multidimensionale e integrato rispetto al disagio giovanile e una presa in carico distribuita e condivisa che non può essere assolta solo dalla scuola.

Non bastano, infatti, la normativa e le linee guida diramate dal ministero sulla promozione di adeguate iniziative di carattere educativo per contrastare il bullismo e favorire il benessere scolastico.
È necessario consolidare una solida rete di servizi che sappia offrire spazi di accoglienza e creare relazioni d'aiuto autentiche. Ma, in primissimo luogo, è fondamentale la presenza affettiva della famiglia.
I ragazzi, prima che di un buon amico o di un bravo insegnante, hanno bisogno di genitori che li ascoltino, di genitori che siano ancoraggi identificativi positivi, di genitori che dedichino loro mente e cuore.

"Ciascuno cresce solo se sognato", scriveva il maestro Danilo Dolci. Gli adolescenti non "sognati", non "pensati", gli adolescenti deprivati di cura ed empatia, sono adolescenti orfani di riferimenti supportivi e potenzialmente destinati ad una disperante solitudine e fragilità, humus fertile per lo sviluppo di dinamiche in cui la violenza la fa da padrona.
Abbiamo dunque la necessità di metterci in gioco tutti, genitori, insegnanti, operatori del sociale, non solo nell'esercizio di una responsabilità sociale, ma, soprattutto di una responsabilità personale. Perché, come ha affermato incisivamente il nostro arcivescovo, monsignor Isacchi, "la responsabilità non è mai qualcosa degli altri".

· Enzo Ganci · Editoriali

MONREALE, 15 settembre – Presentiamo oggi la nuova veste grafica di Monreale News, il nostro quotidiano, al quale diamo un nuovo look, un nuovo aspetto.

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