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Colpo alla cosca di Porta Nuova, operazione Vincolo: in 20 sono indagati

| Giuseppe Cangemi | Succede a Palermo

7 sono in carcere, 2 hanno l'obbligo di dimora e 11 di presentazione alla polizia giudiziaria

PALERMO, 17 luglio – Alle prime ore dell’alba di oggi, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale hanno dato esecuzione a Palermo a 20 ordinanze di custodia cautelare, di cui 7 in carcere, 2 obblighi di dimora e 11 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.

I provvedimenti sono stati disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio di stupefacenti, ricettazione, favoreggiamento personale e porto abusivo di armi, tutti reati aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.
L’operazione, convenzionalmente denominata “Vincolo”, rappresenta l’ultimo segmento di una complessa manovra investigativa, svolta in direzione del mandamento mafioso di Porta Nuova, condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo.

Il provvedimento cautelare consegue, infatti, ad altri recenti provvedimenti restrittivi eseguiti, ponendosi con essi in continuità sia temporale che logica. Le precedenti fasi della manovra sono rappresentate, infatti, il fermo conseguente all’omicidio di Giuseppe Incontrera del 5 luglio 2022;
quello denominato “Vento” del 6 luglio 2022; l’ordinanza di custodia cautelare in carcere denominata “Vento 2” del 16 luglio 2022; l’ordinanza di custodia cautelare in carcere denominata “Centro” del 15 dicembre 2022; l’ordinanza di custodia cautelare in carcere denominata “Centro 2” del 6 febbraio 2023.
Grazie all’importante dispositivo di contrasto a Cosa nostra di cui si è dotato il Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, nonché al ricorso sistematico alle più sofisticate tecnologie di captazione, è stato possibile superare le continue accortezze poste in essere dagli indagati al fine di sottrarsi alle investigazioni, arrivando ad ottenere acquisizioni di elevatissimo pregio e assoluta genuinità che hanno confermato, ancora una volta, la piena operatività dell’associazione nel suo complesso.

L’odierna indagine ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario nei confronti dei destinatari del provvedimento. Il tutto dovrà trovare in seguito conferma nel corso dell’iter processuale, in ordine ai gravi reati ipotizzati in capo agli indagati. In sintesi, le investigazioni hanno permesso di far emergere gravi indizi in ordine alla partecipazione all’associazione mafiosa di 7 indagati, sospettati di far parte delle famiglie di Porta Nuova e Palermo Centro (rientranti nelle competenze del Mandamento di Porta Nuova), che avrebbero svolto, continuativamente, varie attività di supporto a vantaggio della struttura associativa e dei suoi presunti capi, già tratti in arresto con le precedenti operazioni;
ricostruire la commissione di un episodio estorsivo, per il quale è gravemente indiziato un affiliato, in danno di un imprenditore nel settore delle scommesse sportive;
delineare la struttura di una associazione per delinquere, direttamente collegata al mandamento mafioso, responsabile di un fiorente traffico di stupefacenti del tipo cocaina, eroina, hashish, marijuana e crack. Le sostanze stupefacenti sarebbero state commercializzate in varie piazze di spaccio, gestite direttamente da affiliati a cosa nostra, ubicate nel territorio del mandamento; contestare ai familiari di alcuni soggetti ristretti in carcere, in quanto ritenuti affiliati a cosa nostra del Mandamento di Porta Nuova, il reato di ricettazione.
Detti familiari, infatti, avrebbero ricevuto, nel tempo, cospicue somme di denaro, provento di attività illecite conseguenti a vari reati-scopo dell’associazione, che i consociati in libertà, in ragione del vincolo associativo che li lega ai carcerati, avrebbero destinato al sostentamento dei detenuti stessi.
Si è proceduto, in due casi, anche al sequestro preventivo delle somme per le quali le indagini hanno consentito di stabilire l’esatta quantificazione.

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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