Carissimo direttore,
è fuor di dubbio che sarà un Natale diverso da tutti gli altri che abbiamo vissuto. Niente tavolate e ricchi cenoni tra parenti ed amici, niente baci ed abbracci.
Solo pochi familiari e, forse, il cuore in ansia per qualche persona cara risultata positiva al virus. Viene la tentazione di isolarsi, di non vedere, di addossare colpe e responsabilità alle varie istituzioni o, persino, ai vicini di casa.
Fermo e deciso, dunque, l’invito del Presidente Mattarella che, nei giorni scorsi, ha ribadito che le sfide attuali ci impongono di non chiuderci in noi stessi ed ha fatto appello ad una maggiore solidarietà tra le persone ed i popoli perchè “il futuro o è per tutti o non è per nessuno”.
Nella recente Enciclica “Fratelli tutti” papa Francesco ribadisce che, in questo tempo di pandemia in cui le distanze sociali sembrano aumentare, “nessuno è inutile, nessuno è superfluo” ed auspica una vita costruita su relazioni e legami veri ed autentici e sull’amicizia sociale. In questo mondo che sembra andare a pezzi a causa dei vari conflitti e delle forme di nazionalismo e populismo, il pontefice oppone un percorso di speranza fondato sulla “ fratellanza senza confini”.
Tutti siamo fratelli e, quindi, tutti siamo cittadini con uguali diritti e doveri, pur nel rispetto delle varie diversità tra le persone ed i popoli. La vera fraternità, per papa Francesco, “non omologa le differenze ma le accoglie, le valorizza e richiede capacità di dialogo e di confronto”. Il vero dialogo non è un monologo nel quale predomina l’aggressività, ma alimenta la cultura dell’incontro ed è orientato al bene comune.
Da qui deriva la necessità di “mettere da parte le proprie preoccupazioni e le proprie urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza.”
Anche il sociologo Edgar Morin ritiene che, in questo tempo per niente fraterno e lacerato da egoismi e divisioni, sia necessaria una fraternità solida e consapevole, non dettata dalle circostanze ma nella consapevolezza che tutti siamo accomunati dall’identico destino. Il pensatore francese ci invita a costruire “oasi di fraternità” perché “l’io senza “noi” si atrofizza e sprofonda nella solitudine. Questi legami di fraternità non possono che rafforzare anche il senso di appartenenza e di effettiva partecipazione alla vita comunitaria.
Con questa speranza auguro buon Natale, per quanto possibile, alle famiglie che sono piegate dal dolore e dalla sofferenza, a tutti i bambini ai quali dovremmo cercare di non far mancare “la magia” della festa, agli anziani soli o ricoverati a causa del Covid, a tutti gli operatori sanitari che ci ricordano che ogni persona ha un valore altissimo, a coloro che sono considerati scarti della società, alle persone che vivono nell’incertezza e nell’angoscia a causa della crisi economica. Buon Natale di cuore a tutti coloro che si impegnano per una società più giusta e solidale e per un futuro migliore.
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