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Exit

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Di Alicia Giménez Bartlett

Nella lussuosa villa di Exit, in piena campagna, con un giardino lussureggiante che avvolge l’abitato in un abbraccio di bellezza e di serenità, si ritrovano, all’inizio dell’estate, sei personaggi. Numero fatidico, pirandelliano che non può non ricordarci l’ansia di sei creature ossessionate dalla voglia di narrarsi, per tentare un ipotetico Autore che elevi l’apparente banalità delle loro storie a dignità di dramma letterario.

Niente di più lontano da Exit, dove, al contrario, la prima regola ferrea è che nessuno deve spiegare “perché”. Già, perché a Exit si va per morire: per scegliersi liberamente una fine che si attagli ai nostri desideri. Gli ospiti vengono accolti dal dottor Eugenius e dal dottor Berset, nonché da un’infermiera psicologa, eccellente cuoca.

I Racconti di Pietroburgo

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Di Nikolaj Gogol'

Oggi parliamo di un libro arguto, divertente che racconta piccole grandi storie attraverso una satira sferzante e diretta. Lo scriveva Nikolaj Gogol’, uno dei grandi autori della letteratura russa, nella prima metà dell’800’. L’originalità di Gogol’è la sua particolare trasformazione della realtà: infatti, da un insieme di particolari descrittivi affastellati e apparentemente neutri, ecco che a sorpresa, alcuni elementi vengono ingigantiti, deformati in modo da dare al brano una inattesa luce grottesca.

Il tutto condito da un’aria divertente e ironica che rende questo testo lieve e interessante alla lettura. Il libro è composto da cinque racconti: “La Prospettiva Nevskij”, ” Il naso”, “ Il ritratto”, “Il cappotto”, “Le memorie di un pazzo”. Filo conduttore di questa raccolta è Pietroburgo, città che Gogol’ ama indubbiamente, e che narra come una splendida facciata vuota, quindi plasmabile dalla sua penna.

La doppia vita dei numeri

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Di Erri De Luca

Chi non ha nella memoria le tombolate di Natale in famiglia? Era un momento che da bambini aspettavamo per divertirci, ridere e vincere qualche soldo e da grandi solo per stare insieme allegramente. Era una liturgia perfetta in cui il gioco era l’ultima cosa a cui si pensasse e contava, invece, la frecciata, la battuta sagace, il saper colpire senza ferire e il saper incassare rispondendo al fuoco con arguzia, trasformando lo svantaggio in un affondo divergente che cementava le relazioni familiari.

La tombola napoletana, in cui ogni numero ha “la smorfia”, ci tiene col fiato sospeso in una notte di capodanno in cui fratello e sorella, orfani, nascondono neanche troppo bene la mancanza dei genitori ed evocano la loro presenza con mezze frasi appena accennate.

Morti di carta

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Di Alicia Gimenez Bartlett

Stavolta la narrazione di Alicia Gimenez Bartlett ci conduce nel mondo falso, consumista e pericoloso della cronaca rosa e del gossip. Mondo dal quale, istintivamente, prendiamo le distanze, perché lo consideriamo soltanto futile, fatuo e privo di contenuti.

Tutte queste connotazioni sono vere, ma nella gabbia consumista che abbiamo costruito anche le notizie futili sono merce di scambio e valgono soldoni: si può, per denaro, rovinare la reputazione di qualcuno che ci risulta scomodo, oppure costruire un mito in quattro e quattr’otto, oppure denigrare con falsi argomenti gli avversari politici, oppure esaltare un ciarlatano costruendogli attorno l’aura dell’artista, eccetera. Ovviamente, tale tipo di stampa “vende” tanto meglio quanto più è vasto il pubblico degli ignoranti, semianalfabeti, non in grado di valutare argomentazioni, o di ricercare verifiche e controprove.

Entra di buon mattino nei porti

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Di Giuseppe Zanetto

Il viaggio in Grecia, anche la prima volta, è un ritorno. E’ il ritorno di ognuno di noi, più che alle radici, alla parte migliore di sé: ai valori, agli ideali, alle categorie primordiali che col tempo si sono consolidate, adattandosi al quotidiano cangiante, in un’evoluzione/involuzione determinata dal nostro vissuto reale.

Occorre, però, che non si viaggi da turisti-consumatori, ma da viandanti curiosi alla ricerca di sé. In questo senso, il viaggio in Grecia è, per eccellenza, il viaggio dentro se stessi. Se si è disposti ad ascoltare quanto hanno da dirci i monumenti antichi integrati in una bellezza naturale ineffabile e in panorami mitici, allora, forse, capiremo meglio quanto ci dice quella voce antica che dentro di noi resiste alle brutture, alla superficialità e al qualunquismo.

L’incontro

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Di Michela Murgia

Torniamo volentieri a leggere Michela Murgia che abbiamo conosciuto grazie all’”Accabadora”. Stavolta siamo immersi nella Sardegna di neanche tanti anni fa: fra il 1985 e il 1986, quando Maurizio, il protagonista di dieci anni, non vede l’ora che venga l’estate per andare dai nonni a Crabas.

I ricordi di bande e scorribande infantili è però argutamente preceduto dal prologo nel quale l’Autrice spiega la radice della comunicazione che si instaura fra bambini e che rende davvero fratelli: Abbiamo giocato nella stessa strada. La strada, luogo pubblico, eppure luogo di complicità, dove si rispettano le regole non scritte e per questo sacre del gioco di bambini. Luogo del confronto, dell’invidia e dell’emulazione.

I pesci non chiudono gli occhi

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Di Erri De Luca

Tutti abbiamo un disco che riascoltiamo volentieri, per respirare un soffio di bellezza: una vecchia canzone, o un bel concerto. Questo libro lo terremo accanto a quel disco. Lo rileggeremo più volte, perché è bellissimo, perché è poetico, perché parla di un’infanzia al mare fatta di conoscenza, di storie familiari, di storia nazionale, ma soprattutto di scoperta di sé. Un bambino è al mare, in vacanza con la sua mamma.

E’ schivo, preferisce la lettura al gioco con la palla, non si imbranca facilmente, frequenta più i pescatori anziani, dando loro una mano e imparando le nozioni fondamentali di un mestiere duro e solitario, che i ragazzini che si contendono la spiaggia come territorio di caccia. Una ragazzina lo incuriosisce, perché legge anche lei e si dedica all’enigmistica, come lui.

Una voce di notte

Una voce di notte

Di Andrea Camilleri

Desidero cominciare questo invito alla lettura dell’ultima avventura del commissario Montalbano con un ringraziamento sentito all’Autore poiché la lettura di alcune pagine è stata un balsamo alla mia coscienza di cittadina italiana troppo spesso vittima di mancato rispetto delle regole e di conseguenza, di ingiustizie, che fanno a volte quasi perdere il lume della ragione perché le loro denunce si infrangono sui soliti muri di gomma.

Mi spiego: quante volte vi sarà capitato di essere fermi al semaforo rosso e vedere il solito furbo che passa, o meglio ancora, in coda nel traffico o fermi sulle strisce pedonali e sempre il solito furbo che suona il clacson infastidito perché tu non passi, perché tu non travolgi il pedone, allora lui, offeso e adirato, sgomma e impreca nella tua direzione, ricordandoti le presunte attività lavorative di madri e antenate, lui il furbo, il più bravo di tutti, colui che tutto può, ti sorpassa rombando…

Tu, mio

Tu, mio

Di Erri De Luca

Il passaggio dall’adolescenza alla maturità, lo sappiamo, è brusco e spesso doloroso. In questo libro la storia di un adolescente in vacanza al mare viene come pugnalata da una vicenda occasionale che scardina il ragazzo dai sogni e lo trasforma in giovane adulto che si addossa la responsabilità di una storia recente (storia di cui non è artefice, né consapevole) e risponde da uomo innamorato.

Siamo nell’immediato dopoguerra in un’isola del Tirreno. Il ragazzo protagonista, voce narrante, impara a pescare mentre gli altri ragazzi, di poco più grandi, vanno al mare per la spiaggia, per divertirsi, per le ragazze. E’ meraviglioso lasciarsi prendere dalla narrazione di stati d’animo, sensazioni, panorami e piccoli grandi eventi che si svolgono sulla barca, in pieno mare, o comunque all’isola che pulsa al ritmo del cuore adolescente.

Il nostro agente all’Avana

Il nostro agente all’Avana

Di Graham Greene

Se la vostra vita ruota attorno ad un modesto esercizio commerciale e all’affetto per un’ unica bellissima figlia diciassettenne oggetto di continui apprezzamenti, in più, vivete in un’isola splendida, ricca di musica e bellezza, ma la stessa è anche un posto pericoloso poiché al centro di traffici internazionali, e vi proponessero un’attività non semplice ma lucrosa, cosa fareste? No, non siamo in Sicilia, a Palermo, ma a Cuba esattamente all’Avana nel 1959, durante gli ultimi giorni del governo di Batista, quando Fidel Castro combatteva alla macchia e non aveva ancora preso il potere.

“Vivere all’Avana era come vivere in una fabbrica che sfornava bellezza umana dalla catena di montaggio”. Ecco le parole che l’Autore fa dire al protagonista, nel definire l’incanto di Cuba, che all’epoca era anche un luogo dove agivano i servizi segreti delle maggiori potenze mondiali.