La Maga Sibilla - Terza parte

Si conclude la favola a puntate dedicata a Leonardo Sciascia

Ci resterà un’ora per fuggire via ed allontanarci dall’antro che rovinerà miseramente. Io guiderò tutte queste anime verso la via di fuga. Datti coraggio e battiti senza esitazione, affrontando la maga con i tuoi poteri magici”. Leonardo aveva appena finito di propagarmi i suoi preziosi consigli ed avvertimenti paterni ed in un batter d’occhio si materializzò la voce antipatica e sanguinaria della Maga Sibilla: “Sento odore di tanta carne umana, se la trovo, slip, la divoro sana”. Era il prologo alla sfida finale senza se e senza ma.

Peppe si rincuorò ed attese con impazienza l’estrema sfida, affilando le sue armi magiche. La maga si materializzò sotto le mentite spoglie di Gazzella, nel tentativo fasullo di adulare le seimila anime riunite attorno a Peppe. Era la belva che graffiava l’aria e correva con gli zoccoli dei suoi simili e scappava sempre perché era cosciente che gli artigli del leone l’avrebbero cercata. Era nata per sentire da vicino il graffio nell’aria e la morsa mortale delle fauci del leone. Adesso la finta gazzella adulava le anime riunite intorno al contadino monrealese, modulando canti di pace e di accoglienza. Peppe non esitò un solo attimo e si trasformò in leone, con la forza di sette leoni.
La Gazzella, falsa, correva a zig zag per distanziarlo, ma, ahimè, nel suo disperato fine corsa dovette rassegnarsi a soccombere. Nell’attimo finale della cattura, la maga si trasformò in un ghepardo velocissimo ed in grado di raggiungere una velocità top oscillante tra i 110 ed i 120 km/h. Peppe, nelle vesti di leone, rinunziò all’inseguimento ed attese con pazienza le nuove mosse e le big trasformazioni della maga. Nell’infausta attesa istruì le seimila anime a seguire il vecchio Leonardo verso la porta di uscita dall’antro. Ormai la partita volgeva alla frutta ed ai tempi supplementari. Peppe non voleva arrivare ai calci di rigore e voleva chiudere la partita ai tempi supplementari. La maga, perfidamente, elaborava strategie per sconfiggere Peppe. Si materializzò in donna bellissima e sensuale nel vano tentativo di affascinare il caparbio contadino e divorarlo. “Vieni vicino a me ragazzo testardo e volitivo, fammi sentire la forza delle tue dolci carezze e dei tuoi baci passionali! Strapazzami e sbattimi sul nudo terreno di questo sublime antro. Non avere paura, non ti mangio mica! Voglio trascorrere due intense ore d’amore con te. Mi piaci tanto, sei affascinante e rude, non farti pregare troppo! Voglio solo possederti”. L’invito della maga lasciò di stucco e sbalordito il giovane Peppe che istintivamente abboccò alla maliarda sirena. La maga si era trasformata in una donna bellissima ed affascinante, nessun uomo avrebbe potuto resisterle. Peppe l’abbracciò con vera passione, dimenticando, ohimè, per un attimo la sua severa missione.
La maga lo avvinghiò spudoratamente al suo corpo e denudandosi totalmente si sdraiò in posizione supina sul terreno nudo della grotta maledetta. Considerando, in cuor suo, che le seimila anime si trovavano davanti l’uscita dell’antro, volle sfidare la maga anche sul piano delle prestazioni sessuali. La vecchia maga era talmente arrapata da obnubilare totalmente il suo estremo ed ultimo proposito di divorare il contadino monrealese. Un’ora e quindici minuti intensi di sospiri e di estremi piaceri, poi Peppe crollò ma si ricordò della sua missione impossibile. La maga era satolla e gongolava felice, ma dopo pochi secondi recuperò la sua indole malvagia ed assassina; si trasformò in una ferocissima pantera nera, tentando di sferrare l’attacco risolutivo contro il giovane contadino. Peppe, a sua volta, ebbe i riflessi doc pronti e scattanti, si trasformò velocissimo in pantera con la forza di sette pantere nere. La maga odorò la sconfitta e volò nelle sembianze di aquila reale sul suo mitico nido. La sfida tra Davide e Golia volgeva al tramonto di una giornata ricca di sensazioni, di suspense e mille emozioni. “Peppe disse a se stesso: Non perderti d’animo e combatti sereno a muso duro l’estremo duello finale contro la maga filistea”. Si trasformò in aquila reale con la rapacità di sette aquile, volò sul nido della maga senza esitare e si scagliò violentemente doc contro la filistea. La beccò con una virulenza fuori dall’ordinario sulla fronte e rimase nell’attesa scomoda del crollo definitivo della maga. La Sibilla, nelle temibili sembianze di aquila reale, precipitò rovinosamente sul nudo terreno dell’antro e spirò emettendo l’ultimo suo grido di vero dolore.
Tutto si stava compiendo secondo le predizioni del vecchio Leonardo. Peppe si trasformò subito in un serpente con il veleno di sette serpenti. Spaccò l’uovo d’oro del nido di Sibilla e lo divise in quattro parti; le offrì alla bocca vorace del serpente-cobra che le divorò in un millesimo di secondo senza possibilità di recupero. Poi, in veste di colomba, planò sul nudo terreno dell’antro e diede definitivamente il colpo di grazia alla maga decapitandola grazie all’ultima trasformazione in pantera nera. Dopo la decapitazione della maga, si verificò nell’antro un terremoto violento, di magnitudine elevatissima nella scala Richter. Peppe, assumendo le sembianze di colomba, volò di gran corsa presso le seimila anime liberate, che lo attendevano davanti all’uscita dall’antro. Attraversarono sotto la guida del saggio Leonardo tutto il percorso buio e periglioso, che li avrebbe riconsegnati tutti integri e liberi sulle rive melmose del vecchio fiume Oreto. Finalmente le sponde del vecchio fiume siciliano! Ci fu un boato indescrivibile di gioia e di esultanza collettiva. Essersi liberati dall’incantesimo della maga significava rinascita, libertà, progresso, proiezione infinita nel futuro prossimo e ricostruzione di una cultura dei veri valori della vita obnubilata ed oscurata dalla mafia dei “Gattopardi”.
Leonardo e la pulzella Marina erano unitamente a Peppe, i simboli di un miracolo culturale, antropologico ed esistenziale. Peppe si precipitò ad abbracciare il vecchio Leonardo e la tenera Marina che avrebbe sposato nell’arco di sei anni. Leonardo commosso dettò alcune regole essenziali da rispettare rigorosamente per il tempo successivo alla mitica giornata della “Liberazione”: “Ricorda sempre, caro Peppe, che da oggi inizia la ricostruzione e l’impegno costante contro la corruzione e tutte le mafie che verranno; non farti affascinare mai dal potere e dal vile denaro, stai sempre integerrimo all’opposizione di qualunque governo governerà il tuo Paese e la tua città, profondi un mare infinito d’impegno sociale, civile e politico ed in ultima, estrema ratio, continua a studiare senza stancarti mai. Quando sarai nel mezzo del cammino della nostra vita, inizia ad esercitare il supremo mestiere di letterato e di scrittore; inventa favole, racconti estremisti, dialoghi “Infiniti alla stregua del grande Platone” sui grandi temi dell’esistenza umana; pubblica saggi letterari e scientifici, ma non mettere mai in un angolo la nostra immensa “Filologia Siciliana”, ricordami se vorrai con la tenerezza di un piccolo maestro di vita”.

 

DAL LIBRO PARAMUTIA 2017 BY SALVINO CAPUTO _(c) Copyright e Tutti i diritti riservati ISBN E SIAE