Storia della colombella Ciccia

Ecco il primo appuntamento con le favole scritte da Salvino Caputo

Era un martedì datato e storico il 26 agosto del 2015; ero ritornato satollo dalle mie vacanze al mare, trascorse in perfetta empatia con mia moglie. La giornata era molto calda e soleggiata e si preannunciava piena di belle sorprese.

Svuotare le valigie e rimettere a posto la nostra amatissima casa dopo venti giorni di totale assenza, era il pensiero dominante della mia consorte. Marina detesta il disordine, la polvere e tutti i fuori pista rispetto al suo ordine mentale ed abitudini di vita. Si mise all’opera in un fiat e sparì dal mio cospetto. Da parte mia me ne stavo tranquillo a rivedere le foto scattate con passione ai paesag-gi, al mare, alla luna, a numerose persone incontrate in vacanza. Dopo mezz’ora di supervisione del mio operato fotografico, asso-ciato a lunghi filmati, decisi di visitare il mio balcone preferito con-finante con la mia amatissima cucina.

Non appena i miei piedi nudi sfiorarono il fresco marmo del balcone, mi si appalesò una straor-dinaria sorpresa. Nella mia mitica pianta di basilico, che custodisco gelosamente, notai la presenza di un uovo bianco splendente. Ri-masi attonito per una frazione di minuti e cercai di appurare la ve-rità sulla presenza misteriosa, che mi aveva lasciato esterrefatto. Prelevai l’uovo dalla mia pianta e tenendolo accuratamente tra le mani mi precipitai a chiedere informazioni a mia moglie. Marina, meravigliata, sulle prime s’infuriò paradossalmente esclamando: Ma che ci fai con un uovo tra le mani? Raccontai l’antefatto nei mi-nimi dettagli e lei lapidaria aggiunse: . Ritornai sereno nel mio cuore, perché anch’io ero convinto come lei, della provenienza del benedetto uovo splendido splendente. Mi misi subito alla ricerca di una scato-la di cartone ed avendola trovata nei camerini di casa, adagiai sul suo fondo due confezioni di cotone idrofilo, poi depositai l’uovo. Trasportai la scatola in cucina e cominciai a fantasticare. Telefonai al mio amico Maurizio, esperto di scienza ornitologica e raccontai i fatti minuziosamente. Maurizio(espertissimo) mi scoraggiò risoluto a trattenere l’uovo nel cartone e mi spiegò nei minimi dettagli il fu-turo di quell’uovo : < Se è un uovo di piccione, considerando i quindici giorni della tua vacanza, nel giro di poche ore potrebbe schiudersi amaramente per il pulcino che verrebbe alla luce, sa-rebbe infatti condannato irrimediabilmente.

Segui il mio severo consiglio; prendi l’uovo e riponilo nella tua pianta di basilico>. Sen-za aspettare un secondo e contrito nel mio cuore, depositai l’uovo nella mia pianta di basilico e mi precipitai nel mio lettone per riflet-tere ed augurarmi un finale positivo alla strana storia. Mi addor-mentai sonoramente e mi risvegliai dopo quattro ore intense di ve-ro sonno. Al risveglio mi precipitai sul balcone di casa per acquisire novità sulla meravigliosa favola della mia giornata. Sorpresa ecce-zionale: L’uovo non c’era più e la mia pianta di basilico si era rattri-stata, facendo precipitare sulla nuda terra le sue foglie figlie. Adot-tai da subito la strategia della dolce attesa foriera di buone nuove. Sicuramente l’uovo non era volato via come una rondinella al pri-mo volo; la chiave di lettura era lapalissiana, ovvero, chiarissima. La mamma del futuro piccione o colombella, era ritornata sul luo-go dove aveva deposto l’uovo per motivi sconosciuti ed era ritor-nata per portarlo via con sè. Mi rassegnai con estrema pazienza ed umiltà ad attendere notizie o chiarimenti lapalissiani in merito alla vicenda che assumeva i caratteri dell’incredibile. Giurai a me stesso “Calma e Gesso” perché il tempo spesso e volentieri è un galan-tuomo. Ritornai a dormire nel mio lettone, pregando il mio Padre Celeste di darmi al più presto chiarimenti in merito alla mia favola ad occhi aperti.

Trascorsero otto mesi senza notizie ed io mi ero quasi rassegnato all’oblio della mia favoletta fantastica. “Sorpre-sa”: Sabato 26 Marzo 2016, alla vigilia della Pasqua cristiana, ac-cadde l’incredibile. Mi ero coricato alle sette del mattino, dopo avere codificato almeno dieci cartelle del mio nuovo libro “Com-mater”, sonnecchiavo ma avevo seri problemi ad abbracciare Mor-feo(Apostolo del sonno vero); mi giravo e rigiravo nel letto, sbadi-gliando profondamente. Per magia crollai senza rendermene con-to! Aveva forato la mia stanchezza! Alle dieci mi risvegliai come una furia perché mi sentivo beccato duramente nelle guance da un becco pungente e fastidioso. Spalancai gli occhi e con mia somma sorpresa notai una tenerissima colombella che mi riempiva di baci, tutta festosa ed allegra. Accarezzai teneramente la colombella e trattenendola tra le mie mani, l’avvicinai al mio cuore sussurrando-le “Ciccia” benvenuta. La colombella emozionata volò subito via e ritornò dopo venti secondi con un ramoscello d’ulivo sul suo becco tenerissimo. Era il suo messaggio infinito di “Buona Pasqua”.

Dal 26 Marzo 2016 la colombella Ciccia vive a casa mia e non mi lascia un attimo da solo. Al mattino vola via nel cielo e si assenta per tre ore; ritorna per l’ora del pranzo e pranza con mia moglie sul tavolo della nostra cucina. Mia moglie le ha predisposto due ciotole, una per l’acqua e l’altra per gli alimenti delle colombe(semi, semini, pezzi di pane, pastoni a base di uova, di tutto e di più). Alle 16,30 Ciccia viene a svegliarmi e succhia dalla mia tazza il caffè ristretto che mi preparo al risveglio. E’ curiosa quando scrivo al computer e spesso e volentieri batte con il suo tenero becco un tasto della ta-stiera per correggere un mio refuso. Alle 23,30 Ciccia segue mia moglie e dorme accanto a lei per l’intera notte.

DAL LIBRO PARAMUTIA 2017 BY SALVINO CAPUTO _(c) Copyright e Tutti i diritti riservati ISBN E SIAE