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Iconografia storica di santa Rosalia tra i santi Domenico e Francesco, Alberto e Angelo nel Real Tempio di Monreale
Si è soliti accomunare la figura di Santa Rosalia con la città di Palermo. Del resto, la santuzza è la patrona del capoluogo siciliano.
Eppure, esiste un filo rosso che collega la città di Monreale con la nostra santa, traccia che tuttavia sembra essere rimasta nascosta per secoli.
L’immagine dipinta di Santa Rosalia, insieme a quelle dei santi Francesco, Domenico, Alberto e Angelo, erano infatti parte integrante del registro pittorico iconografico del soffitto ligneo del Duomo, a conferma proprio dell’importanza di questi santi per la fede e religiosità dei fedeli monrealesi. Oggi, tuttavia, si tratta di un frammento di storia e arte perduti, di una scheggia di tempo andata smarrita già prima dell’incendio che ha colpito la chiesa nel 1811.
Chissà quali altre figure di santi e sante, pregevoli preziose decorazioni, dipinti floreali e vegetali, erano raffigurati sulle travi della navata maggiore del soffitto ligneo della basilica di Monreale, a suggello emblematico della fede dell’arte, delle memorie e dei saperi del tempo.
Dipinti a tempera (?) purtroppo venuti meno, insieme alla memoria storica dei santi appartenenti alla sfera religiosa e alla tradizione popolare nostrana.
E’ il rinvenimento del mezzobusto dipinto della verginella Rosalia (monaca e poi eremita) inserito nella terza trave a contare dalla controfacciata del Tempio normanno che consente di evocare a distanza di secoli, il sentimento di fede religioso, l’amore devozionale verso Rosalia, santa miracolosa acclamata e amata in vita dal popolo palermitano e non solo, già prima della sua inclusione nel martirologio dei santi.
La giovane santa fu canonizzata poco dopo morta dal vescovo di Palermo Gualtiero Offamilio (Walter Of Mill) nell’anno 1170 e poi inserita nel martirologio Romano il 26 gennaio 1630 da papa Urbano VIII, nel settimo anno di pontificato. San Francesco d’Assisi e san Domenico Guzmàn verranno canonizzati dal pontefice Gregorio IX, successorio di Onorio III, Francesco il 6 luglio 1228, Domenico il 13 luglio 1234.
L’immagine riproduceva la santa al centro fra i santi, Domenico e Francesco “pilastro il primo del rinnovamento spirituale della Chiesa del XIII secolo, istitutore del Rosario” e “il poverello di Assisi che ricevette le stimmate nel settembre del 1224”. Si trattava dunque di una scelta precisa di voler raffigurare insieme i santi che, fra il 1150 e il 1250 si sono distinti quali straordinari predicatori, fondatori di ordini monastici religiosi (ordine domenicano e francescano) e interpreti del rinnovamento della Chiesa di Roma.
I loro volti furono dipinti a mezzobusto, con indosso lembi di veste, per testimoniarne a “perpetua memoria” la ricchezza spirituale. Dono alla narrazione, al messaggio annunciato dal grandioso ciclo musivo di (tessere di pietra e mosaici d’oro) posto a documentare la Storia della Chiesa e illustrare il Vecchio e il Nuovo Testamento.
In questo modo, le immagini intendevano infondere animo al sentimento di fede religiosa, al “magnetismo interiore” dell’uomo, esaltando la bellezza mistica, il senso di gratitudine e accoglienza in un silenzio “assordante” che veniva rivolto ai pellegrini: monaci, chierici, nobiltà feudale, uomini comune e mendicanti arrivati a Monreale in pellegrinaggio ad espiare i peccati e pentirsi, nella Chiesa consacrata a Maria Madre di Cristo e il figlio Gesù Dio Vivente.
A sostegno di questa ricostruzione, possiamo citare lo studioso Del Giudice, il quale fin da principio ci evidenzia come la santa immagine di Rosalia sia stata realizzata in età “vicina ai Normanni”.
Ed è nella terza trave a contare dalla controfacciata della Cattedrale, l’icona dipinta di santa Rosalia contornata da ghirlande di rose ed i mezzibusti dipinti dei santi Francesco, Domenico, Angelo e Alberto.
“Era la verginella circondata da un festone di rose e vestita in abito monacale di color nero, che per l’antichità si degradava al bigio. Con la sinistra teneva una rosa sbocciata e con la destra il Rosario della Madonna: una ghirlanda anch’essa di rose, le cingeva la fronte, e sotto di lei in lettere latine, stava scritto “Sancta Rosalia”.
Michele Del Giudice e l’Abate Domenico Benedetto Gravina così ebbero ad esprimersi sull’immagine dipinta di santa Rosalia: “non è improbabile che questo dipinto sia stato eseguito sotto il vescovado di D. Avveduto, che governò la Diocesi di Monreale dal 1269, al 1275”.
La scoperta dell’effige di Santa Rosalia avvenne nel dicembre del 1629, allorchè si provvide al restauro della copertura, dunque, successivamente al ritrovamento dei resti mortali della “santuzza” sul Monte Pellegrino, il 15 luglio dell’anno bisestile 1624.
La venerazione di Santa Rosalia ha radici profonde. Tante, ad esempio, sono le bambine monrealesi ad avere questo nome: la figlia primogenita del pittore e architetto monrealese Pietro Novelli, ha come suo primo nome, Rosalia, e la secondogenita anch’essa pittrice, come lo fu il padre nata e battezzata col nome di Rosalia a Monreale.
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