''La Sindone non risale al Medioevo'': ieri conferenza a Monreale tra scienza, fede e storia

L'esperta Emanuela Marinelli, studiosa della Sindone da oltre quarant’anni, ha tenuto la sua relazione all’interno del duomo

MONREALE, 21 marzo - Si è tenuta ieri pomeriggio all’interno del duomo di Monreale, a seguito della presentazione a cura dell'arciprete della Cattedrale don Nicola Gaglio, l’interessante conferenza sulla Sindone a cura della professoressa Emanuela Marinelli.

 

Quest’ultima, da quarant’anni ad oggi, ha condotto diversi studi sull’argomento raccolti in più di 40 libri e centinaia di articoli scientifici e tenuto migliaia di conferenze in tutto il mondo per raccontare la storia e l’evoluzione degli studi scientifici sulla Sindone. Una vita dedicata allo studio di questa importante testimonianza ereditata dall’antichità è stata spesa dalla professoressa Marinelli, laureata in Scienze naturali e Geologia, che ha indagato la Sindone da un punto di vista scientifico nella sua lunga carriera di studiosa e ricercatrice. Attraverso una serie di diapositive e una copia del sacro telo a dimensione naturale la studiosa ha tenuto viva l’attenzione del pubblico che per l’occasione è accorso numeroso in Cattedrale per assistere all’evento. Un racconto tra storia, scienza e fede quello che nell’arco di due ore ha mostrato lo studio della Sindone da un’ottica interdisciplinare. L’approccio interdisciplinare è, infatti, secondo Emanuela Marinelli, fondamentale per condurre un’analisi oggettiva e scientifica della sacra tela.

La relazione della professoressa è, quindi, partita da un ricco excursus scientifico sugli aspetti che ci portano ad affermare che la datazione della Sindone non può essere d’età medievale. Secondo la professoressa le rilevazioni effettuate nel 1988 sul carbonio 14 in un frammento del telo, sono inesatte poiché l’angolo della tela analizzato risultò evidentemente manipolato e rammendato dalle suore che lo ebbero in possesso per un periodo della sua lunga storia. Di conseguenza, se il campione non era originale, la datazione sarebbe risultata falsata ed è riferibile a tracce derivate dalla manipolazione.

Un articolo, scritto dalla professoressa insieme con Tristan Casabianca, Giuseppe Pernagallo, data analyst, e il professore Benedetto Torrisi, docente di statistica all’Università di Catania, apparso su Archaeometry, esamina dal punto di vista statistico i dati grezzi dell’analisi radiocabonica del 1988.
L’analisi statistica ha dimostrato che i campioni non erano uniformi, dunque non rappresentativi dell’intero lenzuolo. L’esito di quel test non permette secondo la studiosa di ritenere la Sindone medievale, come reso noto nel 1988. Tanti i dati scientifici citati durante la conferenza, in particolare quelli relativi alle specie polliniche rinvenute sulla Sindone che ammontano a ben cinquantotto tipi; di esse, solo diciassette crescono in Europa, mentre le restanti crescono in Medio Oriente e in luoghi vicini a Gerusalemme e dintorni.

Inoltre, come mostrato durante la conferenza dalla studiosa, da un’attenta analisi delle principali rappresentazioni del volto di Cristo nella storia dell’arte è facilmente evincibile che la datazione della Sindone non può che essere più antica rispetto all’ipotizzata datazione medievale. È palese, osservando le testimonianze artistiche, il rapporto esistente fra la Sindone e le raffigurazioni del volto di Cristo dal IV secolo in poi. La somiglianza sembra essere proprio come ha dimostrato la studiosa, mostrando diverse rappresentazioni iconografiche, il risultato di una correlazione di tutte le immagini dalla Sindone. L’autenticità della Sindone, infine, secondo Emanuela Marinelli non è un tema di fede, ma di scienza. E questo la professoressa ci ha tenuto a ribadirlo più volte nel corso del suo intervento che è stato appunto di alto valore scientifico.

Una volta accertata l’autenticità della Sindone per motivi scientifici, si apre per il credente un motivo di estrema importanza e profondo significato per la sua fede. L’identificazione dell’uomo della Sindone con Gesù, secondo la studiosa, la rende molto importante, non solo perché è una reliquia di valore eccezionale, ma perché tutti dovrebbero conoscerla e studiarla.