“Ospitalità” e “Accoglienza” i temi del convegno “Letterature migranti nelle nostre città”
L’appuntamento si è tenuto ieri a Villa Savoia. LE FOTO
MONREALE, 29 ottobre – Ieri, sabato 28 ottobre, si è tenuto a Villa Savoia il convegno sul tema “Letterature migranti nelle nostre città: dialogo a più voci”, alla presenza di pregevoli ospiti come Davide Camarrone, giornalista RAI e scrittore, e Gabriele Giorgianni, architetto, libero professionista a Palermo, esperto negli studi del Centro storico della città e studioso del rapporto tra il tessuto urbano e la presenza delle comunità immigrate.
La sala, gremita di gente, ha fatto registrare anche una grande partecipazione studentesca del liceo scientifico di Monreale. Ad avviare i lavori è stata la professoressa Maria Rita Fedele, consulente del Sindaco per la Cultura e curatrice dell’evento, che ha posto alcune riflessioni sul ruolo e il valore della cultura, intesa come mezzo di incontro e di dialogo tra i popoli. «Non migrano solo le persone, ma anche le loro aspettative, i loro progetti, i loro talenti, le loro idee che si fanno cultura dell’uomo e diventano perciò coltivazione della sua umanità». Con queste parole la professoressa Fedele ha inteso sottolineare che la cultura, l’arte, la letteratura si offrono come una cornice all’interno della quale entriamo in stretto contatto con il diverso, con l’altro, con colui che oggi è ritenuto “lo straniero”, l’”immigrato”. Nell’immaginario collettivo-ha proseguito Maria Rita Fedele- l’immigrato è percepito come una minaccia, come un nemico, e non come il portatore di una diversità che ha valore e che arricchisce la nostra esistenza.
In seguito, ha preso la parola l’assessore alla Cultura e vicesindaco, Giuseppe Cangemi, che ha ringraziato la professoressa Fedele per la promozione dell’evento e ha ribadito l’impegno dell’amministrazione comunale ad accogliere la richiesta della stessa, formalizzata in quella sede a Davide Camarrone, direttore artistico del “Festiva delle Letterature migranti”, di inserire i siti istituzionali dell’itinerario “Palermo arabo normanna e le cattedrali di Monreale e Cefalù” nella quarta edizione del festival, che si terrà nella città di Palermo nell’ottobre prossimo. L’Assessore ha ribadito che il Comitato dell’UNESCO, il prossimo anno, continuerà a portare avanti programmi culturali, dibattiti incontri, per l’integrazione e l’accoglienza.
La parola è passata al giornalista Camarrone, che si è soffermato sul concetto di “paura”, quella forza irrazionale che spinge ad andare via dalla propria terra, abbandonando le persone care, quella stessa forza che accompagna i migranti nell’attesa di essere salvati e portati in posti sicuri e lontani dal proprio paese, per assicurarsi un futuro migliore, e quella stessa forza che ci fa trincerare nella difesa contro l’immigrato presunto come nemico, negando il diritto di ospitalità e di accoglienza a chi è come noi. Il giornalista Camarrone ha poi sottolineato il ruolo formativo della letteratura nella conservazione della memoria.
Senza memoria - ha ribadito Camarrone - i giovani restano senza conoscenza, un vuoto che solo la letteratura può colmare creando ponti tra noi e le generazioni future, per evitare che fenomeni di razzismo e di discriminazione, conosciute nel Novecento, possano ripresentarsi come uno spettro che incombe sulle teste dei giovani. Il giornalista, autore di numerosi saggi e, in particolare, di “Lampaduza”, ha poi sostato, in seguito alle domande postegli dagli studenti, su alcuni passaggi del saggio, edito da Sellerio, nel 2014. La parola è passata poi all’architetto Giorgianni, il quale, partendo dall’illustrazione di una cartina topografica del Centro storico di Palermo, ha sottolineato gli stretti legami tra il tessuto urbano di Palermo e la presenza delle comunità immigrate, facendo notare che “le case del centro storico furono un tempo abbandonate dai palermitani e affittate agli immigrati e una buona parte delle abitazioni è stata usata per la costruzione di moschee”. Gli studenti hanno animato il dibattito ponendo ai relatori varie domande: dal valore cosmopolitico della cultura illuministica al diritto universale di ospitalità, richiamato da Kant e Voltaire, all’emigrazione siciliana nel secondo dopoguerra narrata da Sciascia nel saggio “Il mare dal colore del vino”.
Alcuni studenti hanno evidenziato come nel Mediterraneo la sicurezza dei confini non si coniuga con la sicurezza delle persone, altri hanno criticato l’Unione europea che ha configurato Lampedusa come una zona di confine, una barriera invalicabile, tradendo l’animo stesso dei lampedusani che è accogliente e ospitale. Suggestivi i brani musicali, (Fuga in G minor e Aria sulla quarta corda di Bach) eseguiti e curati dagli studenti del Conservatorio Vincenzo Bellini di Palermo, che hanno visto Ester Correnti e Debora Puleo al violino, Alessio Corrao alla viola, Costanza Giacchino al violoncello. La performance musicale è stata dedicata al pianista iraniano Ramin Bahrami, conosciuto e considerato in tutto il mondo il migliore interprete di Bach. Fugggito a soli 11 anni dall’Iran, suo paese nativo, vive in Italia e ha ritrovato nella musica la possibilità di riscatto dalla sofferenza e dalla negazione dei diritti, subita in seguito all’affermazione della dittatura di Khomeini.
Un incontro, quello di ieri, che è servito a sensibilizzare i giovani e a ricordare che senza memoria non c’è spazio per l’affermazione della libertà.
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