

Il 28 febbraio 2025 passerà alla storia come la giornata della vergogna della bullocrazia trumpista. Il presidente dell’Ucraina, capo di uno stato massacrato, violato, invaso, bombardato, distrutto, dalla furia imperialista di un dittatore russo è stato aggredito ed umiliato in una imboscata mediatica proditoriamente orchestrata dal presidente degli USA.
Il mondo intero ha assistito ad una sceneggiata nella quale il bullo Trump ha fatto la spalla ad un primo attore Vance incaricato di mostrare il disegno del potere economico finanziario che lo sovrasta. Questo è il potere della bullocrazia! Un pupo che pavoneggia muscoli e mascella cortisonati dal potere economico finanziario che lo manovra.
In questo spettacolo disumano, allestito platealmente alle spalle di un popolo mutilato, il Presidente degli USA, nuovo Maramaldo, depone lo scettro di difensore della carta del diritto ed assume il ruolo di mazziere distributore delle carte del sopruso, della sopraffazione, della forza.
L’augurio è che la coscienza democratica del popolo americano sappia reagire alla barbarie e sappia ritrovare presto la strada per un ritorno alla democrazia.
Il 28 febbraio 2025 passerà alla storia come la giornata dell’ipocrisia. L’ipocrisia dei bulletti di cortile alla Salvini ed alla Vannacci, penosi pseudo patrioti che plaudono alle gesta degli oppressori che violano le patrie.
L’ipocrisia dei santoni pacifisti che nelle piazze e da tutte le tribune tuonano il loro “ve l’avevamo detto” ma che non vengono sfiorati dal dubbio se le loro posizioni non abbiano contribuito ad indebolire il campo della difesa e favorito quello dell’oppressore Putin. Abbiano costoro il pudore di tacere perché questo sbraitare forsennato non li eleva a monopolisti della pace, ma è l’alibi per nascondere la responsabilità di avere favorito l’ossessione di un despota che vuole ricostituire l’impero dell’URSS e quelle del “mazziere” delle carte truccate.
Ma le responsabilità appartengono anche a coloro che tentano di stemperare il trumpismo in un presunto “realismo politico”. Se le nefandezze dei resort a Gaza e della spartizione del bottino in Ucraina sono realismo politico aggrappiamoci ai sogni.
Incateniamoci al sogno di una Europa e della universalità dei suoi valori, di un continente baluardo della democrazia, di una UE più forte, soggetto meno amministrativo e più politico.
Riaccendiamo il sogno di stati democratici che si riappropriano del ruolo di garanti dell’equa distribuzione della ricchezza prodotta. Ruolo che non potrà essere assicurato da nessuna autocrazia e da nessuna dittatura interessate entrambi a tutelare i privilegi dei più forti.
Cerchiamo sì di essere realisti ma al “realismo del presente” contrapponiamo il “realismo del futuro”.
“Non c’è pace senza giustizia” ammoniva Dom Helder Camara vescovo di Recife in Brasile: Questo, augurandogli una pronta guarigione, ribadisce oggi Papa Francesco dal letto dell’ospedale.
Entriamo quindi nell’ordine di idee che la pace va riscattata dall’ingordigia dei potenti e difesa dalle insidie dei sovranisti, dal tepore dei realisti, dal fanatismo di ciechi pacifisti.
Lo spettacolo messo in scena il 28 febbraio dal bullocrate americano ratifica le disuguaglianze, spalanca la strada ai potenti, al sopruso, allo sfruttamento, disegna un futuro di guerre, di violenze, di terrorismo crescente e le conseguenze le pagheranno a caro prezzo le future generazioni.
Articoli correlati
Articoli correlati mobile
Le risposte che Monreale merita
MONREALE, 31 dicembre – Gli eccessi alimentari che caratterizzano le giornate in molte delle case del nostro territorio non devono farci distogliere lo sguardo da ciò che ci ha detto e ci ha lasciato quest’anno in eredità.