fumetto di Stefano Gorgone
Carissimo direttore,
“San Castrense, eterno baluardo della Città di Monreale”, così è scritto nell'urna d'argento voluta dal cardinale Cosimo De Torres per custodire le spoglie mortali di San Castrense, scomparso l'11 febbraio di un anno imprecisato nel V secolo dopo Cristo.
Castrense, vescovo di Cartagine, fu perseguitato a causa della fede e costretto all'esilio perché rifiutò di aderire all'arianesimo. La nave dove venne fatto salire per farlo annegare in alto mare approdò in Campania dove operò diversi miracoli e dove il suo culto si diffuse rapidamente in tutta la regione. Le sue reliquie vennero portate a Monreale dall'arcivescovo di Capua, come dono di nozze al re Guglielmo II°, ultimo re normanno.
Nel corso dei secoli il culto e la devozione del santo non sono mai venuti meno. Nella nostra cattedrale, il santo patrono viene ricordato con un quadrone musivo che contiene due scene di miracoli: in abiti sacri è raffigurato nell'atto di benedire un ossesso per liberarlo dallo spirito maligno e mentre salva una nave con il suo equipaggio. Alla fine del 1400 accanto alla chiesa di San Castrense venne fondato il monastero delle benedettine e venne costituita una confraternita che aveva il compito di celebrare l'11 febbraio il “ Primo e Principale Patrono della Città” e la terza domenica di maggio con una solenne processione, a ricordo della traslazione del santo da Capua a Monreale.
Alla fine del cinquecento l'arcivescovo Ludovico II De Torres decise di incrementare la devozione a San Castrense disponendo l'edificazione di una Cappella a lui dedicata all'interno della Cattedrale. Anche nei secoli successivi le feste per onorare san Castrense furono molto sentite e partecipate; ne sono testimonianza le imponenti statue del santo che oggi si trovano nella chiesa Collegiata del Santissimo Crocifisso, nella chiesa di san Castrense, nella sala San Placido del museo diocesano di Monreale e una statua in bronzo che si trova nell'altare monumentale della cattedrale commissionato dal vescovo Francesco Testa a Luigi Valadier.
Oggi non sono molti i fedeli monrealesi che conoscono la storia del santo vescovo africano e ne hanno una profonda devozione. Credo che sia doveroso per tutti noi avvertire il dovere di recuperare la nostra memoria storica, custodire e proteggere le nostre radici, rinnovare il culto di un santo che è stato un amico ed un faro luminoso per i nostri antenati.