''Per essere autentici cristiani viviamo la gioia anche in questi tempi difficili''

L’omelia dell’arcivescovo Gualtiero Isacchi nel giorno della sua seconda solennità di San Castrense

MONREALE, 11 febbraio –È stata officiata questo pomeriggio dall’arcivescovo di Monreale, monsignor Gualtiero Isacchi, all’interno del duomo di Monreale, la celebrazione eucaristica in onore di San Castrense, patrono di Monreale e dell’arcidiocesi.

Il solenne pontificale, che ha visto la partecipazione delle locali autorità civili e militari e di tanti fedeli, si è tenuto al termine della tradizionale processione che ha condotto l’urna, contenente le reliquie del santo e su cui è possibile leggere ancora oggi ''San Castrense, eterno baluardo della città di Monreale'', dalla chiesa di San Castrense fino in cattedrale. Un legame, quello con il santo patrono della città, che dura da secoli e risale al tempo in cui l’arcivescovo di Capua, Alfano, accompagnando la principessa Giovanna, figlia di Re Enrico II d’Inghilterra e sorella di Riccardo ''Cuor di leone'', a Palermo, portò come dono di nozze al Re Guglielmo II il corpo di San Castrense senza la testa che è rimasta a Capua.

Nella celebrazione della sua seconda solennità del santo patrono dell’arcidiocesi, l’arcivescovo Gualtiero Isacchi ha richiamato l’attenzione dei fedeli sulla storia del santo e sull’invito a vivere la gioia dell’essere cristiani anche in tempi difficili come quelli in cui si ritrovò a vivere San Castrense durante le persecuzioni dei Vandali di cui fu vittima.

“San Castrense con il suo esempio di vita ci testimonia l’invito a vivere la gioia per essere autentici cristiani anche in un contesto di persecuzione, come quello in cui egli si ritrovò - ha affermato monsignor Isacchi. Volendo attualizzare la sua testimonianza potremmo chiederci come sia possibile parlare anche oggi di gioia in un mondo in cui in nome della giustizia si fa la guerra, in un tempo in cui l’abuso si perpetra senza indugio, dove gli adulti spesso abdicano al ruolo educativo - ha continuato il presule nella sua omelia. Che gioia può esserci in un contesto sociale in cui ci si gira dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, preferendo voltarsi? Quale gioia può esserci in un mondo in cui la fraternità è sempre attesa, ma non sempre praticata? Se siamo autentici cristiani non possiamo non vivere la gioia della fede cristiana. Essa è, infatti, conseguenza dell’incontro con Cristo e le persone gioiose sono amorevoli, perdonano, sono pacifiche e vivono la fraternità.

Nella sua definizione del Cristiano autentico - ha concluso monsignor Isacchi - san John Henri Newman afferma che la gioia, se scaturisce dalla fede, la gioia perfetta nata dalle tribolazioni e dalla persecuzione, rende pacifici e sereni gli uomini, li rende riconoscenti, gentili, affezionati, pieni di dolcezza, di bontà e di speranza. A tal proposito, San Castrense ne è una testimonianza concreta con la sua professione di gioia cristiana quando fu oggetto di persecuzione. Mentre indossava la stola episcopale fu trascinato da un uomo, le cui braccia subito si inaridirono e l’uomo si gettò ai suoi piedi per chiedere perdono. Mosso da compassione, San Castrense disse agli altri prigionieri di ricordare insieme con lui le parole del Signore che ci ha chiesto di pregare anche per i persecutori. Allora pregarono tutti e all’Amen le braccia dell’uomo si risanarono. In questo suo primo miracolo, narratto negli Acta Sanctorum, San Castrense ci tramanda l’impegno di ogni Cristiano autentico nel testimoniare la gioia del Signore anche in tempi difficili”.

Durante la celebrazione eucaristica l’arcivescovo Gualtiero Isacchi ha conferito il ministero dell’Accolitato al seminarista Vito Gallina. Al termine della celebrazione eucaristica, l'arcivescovo Gualtiero Isacchi ha effettuato la tradizionale benedizione dell’urna d’argento contenente le reliquie del santo, recitando una preghiera.