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Le secolari recinzioni del teatro Massimo e del Politeama appartengono al patrimonio storico e monumentale della città

fumetto di Lino Buscemi

Nei giorni scorsi, alla presentazione presso la libreria Paoline del libro di Toni Mira e Alessandra Turrisi “Dalle mafie ai cittadini”, il sindaco Leoluca Orlando, davanti a un folto pubblico a agli altri due relatori, Nando Dalla Chiesa e Gregorio Porcaro, ha usato parole condivisibili sui temi della legalità , del rispetto dei diritti umani e dell’uso dei beni confiscati alla mafia.

Poi, ha dissertato sulla “bellezza” intesa come valore estetico delle cose per una città più vivibile. Eliminando, naturalmente, tutto ciò che si muove in controtendenza. Ad esempio, c’è – a suo dire - un’anomalia tutta locale come le recinzioni-barriere non riscontrabili intorno ai teatri delle maggiori capitali europee. Da qui la chiosa conclusiva :” …credo che lo farò nell’ultimo giorno da sindaco: smontare la cancellata davanti al teatro Massimo e quella del Politeama….” . Voce dal sen sfuggita”, per dirla con Metastasio, per celare una “provocazione” di fine estate, oppure lucido proposito da realizzare ad ogni costo?

A me sembra che il sindaco, dopo averlo ascoltato dal vivo, propenda per la seconda ipotesi e, sinceramente, non se ne comprende davvero il motivo. Ha riflettuto sugli effetti di tal proposito? E’ proprio così brutta la secolare recinzione dei due teatri-simbolo della città ? Meritano o no rispetto le ponderate e bellissime scelte progettuali e decorative di colossi dell’architettura come Giuseppe Damiani Almeyda e Giovanni Battista Filippo Basile con il figlio Ernesto ? Quale relazione può esserci fra le suddette recinzioni ( che peraltro hanno finora svolto una duplice indubbia funzione : estetica e di protezione, in tutti i sensi, dei due monumentali teatri ) e il più generale discorso sulla bellezza nella versione orlandiana? Prudenza , signor sindaco, per evitare di dare un dispiacere ai palermitani ( che in fondo a quelle cancellate sono un po’ affezionati) e “fiato” ai suoi detrattori pronti, come sempre, ad imbastire facili polemiche.

E poi, storicamente, prendersela con quelle innocue inferriate porta male. Pur di compiacere il duce del fascismo, in occasione della campagna nazionale da lui indetta per donare il ferro alla Patria in guerra, i suoi referenti locali (podestà in testa) decisero di “dismettere” anche le recinzioni del nostro teatro lirico e del giardino “Garibaldi” alla Marina. Mal gli incolse: la contrarietà dei palermitani, in camicia nera e non, fu decisa e compatta. Sorsero comitati e vivaci gruppi di pressione per ostacolare l’insensata decisione. Il popolo ( in piena dittatura!) ebbe partita vinta e alla Patria fu recapitato meno ferro del previsto. Le recinzioni, sane e salve , sono ancora al loro posto e non pare che urtino contro i gusti estetici di cittadini e turisti. Risulta, infine, che all’orizzonte nazionale, buon per noi, non si intravvedono, né inizi di guerre né urgenti richieste di materiale ferroso. Prendersela con quelle “brutte” recinzioni, ammesso che lo siano, in questo momento, ci sia consentita la malignità, può apparire un modo come l’altro per distogliere l’attenzione dalle tante “brutture” che ostacolano, non poco, il pur positivo e faticoso percorso di europeizzazione e crescita della città.