MONREALE, 31 dicembre – Con un senso di grande smarrimento, ma, al tempo stesso, di grande speranza, ci avviamo a concludere questo terribile 2020 e ad incamminarci verso un 2021 che nel cuore di tutti vogliamo che sia l’anno della rinascita.
Quanto sia cambiata la nostra vita rispetto a dodici mesi fa è sotto gli occhi di tutti. In pochi mesi abbiamo imparato a considerare straordinario tutto ciò che prima era ordinario e di routine. Abbiamo imparato a capire quanto sia bello abbracciare un amico, un familiare, stringere la mano ad una persona che conosciamo. Per non parlare di quanto sia saltata per aria ogni forma di certezza economica e lavorativa. Siamo stati costretti a salutare dolorosamente persone care, familiari, amici o semplici conoscenti, che non hanno visto la fine di quest’anno e che hanno lasciato dentro ciascuno di noi un vuoto difficilmente colmabile.
Eppure, malgrado ciò, malgrado queste ferite profonde, le cui cicatrici sono ancora vive sulla nostra pelle, abbiamo tutti il dovere di guardare avanti. Di sperare che domani sia migliore di oggi. La campagna di vaccinazione, che su scala continentale si è aperta qualche giorno fa, può e deve rappresentare il sentiero lungo il quale camminare per intravedere la luce in fondo al tunnel, per tornare ad avere quelle certezze che, ahinoi, da diversi mesi non abbiamo più. Con buona pace di chi, dalla signora di Mondello a qualche presunto intellettuale, tende a minimizzare e a frapporre ancora ulteriori perplessità, che – siamo convinti – vanno invece assolutamente fugate.
Difficile che ciascuno di noi non porti con sé, dentro il proprio cuore, l’immagine della lunga sfilata di bare sui mezzi militari, che a Bergamo, nella scorsa primavera, ha fatto il giro del mondo. Difficile non ripensare al cammino di Papa Francesco, che, solo, sul sagrato di piazza San Pietro, sotto la pioggia, proclamava al mondo il dolore dell’umanità di fronte a questa sciagura. Sono queste, forse, le istantanee che ci porteremo in eredità nel 2021 che finalmente comincia.
Oggi però è giusto, è doveroso, è bello guardare avanti, sperando (non credo ci vorrà molto) che l’anno che arriva sia migliore di quello che ci lascia. Come sempre, però, dovremo metterci del nostro e, in attesa che la copertura vaccinale raggiunga soglie rassicuranti, siamo chiamati ancora una volta ad un senso di responsabilità concreto e reale, senza il quale sperare di non prendersi ancora tanti dispiaceri è impresa assai ardua.
Chi ama il calcio sa che una partita dura 90’, ma che a volte il gol, quello che ti fa perdere, lo puoi prendere pure durante il recupero. Ecco, allora: facciamo in modo che il catenaccio, col quale a calci e morsi abbiamo difeso la nostra porta finora, sia efficace fino al triplice fischio. Portare a casa il risultato stavolta sarà tremendamente importante. Facciamo in modo di avere la possibilità di disputare tante altre partite. Sarà bello giocarle, sarà bello vincerle. Buon anno a tutti.
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