''La testimonianza di vita di Papa Francesco ci dimostra che nessuno è lontano dalla luce di Dio, ma come cristiani siamo chiamati a fare la differenza''
MONREALE, 22 aprile – Ogni risurrezione passa per la morte, la fede è l’unica certezza: questo è l’annuncio pasquale, con cui oggi celebriamo questa messa in suffragio di Papa Francesco”. È con queste parole che l’arcivescovo di Monreale, monsignor Gualtiero Isacchi, stamattina, nella cappella di San Castrense del duomo di Monreale, ha iniziato a ricordare, nella sua omelia, Papa Francesco.
Alla celebrazione eucaristica, cui hanno partecipato numerosi fedeli, religiosi e religiose dell’arcidiocesi, hanno preso parte anche le autorità civili e militari della città, una rappresentanza dei carabinieri e della polizia municipale. È stata presente anche una rappresentanza della confraternita del Santissimo Crocifisso.
“Oggi non c’è soltanto la sofferenza della perdita - ha affermato monsignor Isacchi -, ma la parola di Dio illumina ciò che accade anche in questa celebrazione in ricordo di Papa Francesco, come lui stesso ci ha dimostrato durante i periodi bui della pandemia, offrendoci ogni giorno la sua parola come luce di speranza. Un Papa preso quasi alla fine del mondo, così lui stesso si definiva presentandosi subito dopo la sua elezione al soglio pontificio - ha continuato monsignor Isacchi - ci dimostra con la sua esistenza che nessuno è lontano dalla luce di Dio, ma siamo noi come cristiani a essere chiamati a fare la differenza. L’esperienza di vita di Papa Francesco ci dimostra che da soli non ce la possiamo fare, ma che, ascoltando il Signore, tutto cambia. Allora - ha concluso l'arcivescovo - comprendiamo che nel Fratelli tutti, che ripeteva incessantemente Papa Francesco, sta la conseguenza della risurrezione, perché nel Cristo risorto scopriamo che ontologicamente siamo fratelli. Solo nella fraternità si può fare esperienza di vita nuova come il Papa ci ricordava sempre. Vorrei chiudere, a tal proposito, questo ricordo, citando le ultime parole del testamento spirituale del pontefice, quando ha affermato: “Il Signore dia la meritata ricompensa a coloro che mi hanno voluto bene e continueranno a pregare per me. La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli”.