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Trent’anni dell’archivio storico diocesano, un modello di gestione e valorizzazione

| Giuseppe Cangemi | Curia

Stamattina interessante convegno celebrativo per i trent'anni dall'apertura al palazzo arcivescovile

MONREALE, 22 aprile – Si è svolto stamattina nella splendida sala Roma del palazzo arcivescovile di Monreale il convegno celebrativo in occasione dei trent’anni dall’apertura dell’archivio storico diocesano.

Un patrimonio immenso vi è ancora oggi conservato e caratterizzato dalla varietà dei documenti posseduti per via del fatto che l’arcivescovo di Monreale, dall’origine dell’arcidiocesi e fino al 1812, ha esercitato non solo i poteri spirituali, ma anche quelli temporali su una zona molto ampia della Sicilia occidentale, per cui esso è oggi uno dei più grandi archivi ecclesiastici della Sicilia.

A moderare l’evento c’era proprio il direttore dell’archivio storico diocesano, don Giovanni Vitale, che ormai da tanti anni lo dirige con grande sapienza e lungimiranza con il supporto dell’archivista Anna Manno e la collaborazione di Boris Fortezza. Ha aperto i lavori del convegno il saluto dell’arcivescovo di Monreale, monsignor Gualtiero Isacchi, che ha ricordato l’importanza dell’archivio come storia di tutti, la cui tutela e valorizzazione rappresentano un lavoro nascosto proteso a riscoprire le nostre radici che proiettano verso il futuro. Due sono le finalità che, secondo monsignor Isacchi, bisogna e occorre riconoscere all’archivio storico diocesano, ovvero la capacità di far comprendere le logiche dell’umano e mostrare una Chiesa che ama la storia.

L’archivista Anna Manno, intervenendo subito dopo, ha brevemente ripercorso le tappe più importanti della storia dell’archivio, incentrando la sua relazione sulle più rilevanti azioni che i vari arcivescovi di Monreale e il professore Giuseppe Schirò hanno contribuito a mettere in campo per arrivare alla fruizione e accessibilità odierna di questo importante patrimonio di memoria per la storia dell’arcidiocesi.
A seguire ha avuto luogo l’intervento di Ester Rossino, dirigente della Soprintendenza archivista della Sicilia, che ha descritto le caratteristiche dell’archivio nelle diverse sezioni componenti, complimentandosi con don Giovanni Vitale per l’ottima cura dedicata all’archivio e ribadendo l’importanza della collaborazione tra istituzioni per mantenere alta l’attenzione su questi importanti beni comuni. Subito dopo Elena Montagno, funzionario della Soprintendenza archivistica della Sicilia, ha ripercorso attraverso un attento e accurato excursus dei carteggi tra la Soprintendenza archivistica e l’arcidiocesi di Monreale la travagliata storia che ha condotto al recupero, alla messa in sicurezza e alla valorizzazione dell’attuale patrimonio archivistico oggi conservato a Monreale.

Infine monsignor Ernesto Rascato, vicepresidente dell’Associazione archivistica ecclesiastica, ha rilanciato l’importanza dell’esercizio della memoria come pratica fattiva e concreta, definendo l’archivio storico diocesano di Monreale come un vero e proprio modello di gestione e valorizzazione. A Don Fabio Raimondi, delegato regionale C.E.I. per l’Ufficio Beni culturali ecclesiastici, è toccato invece il compito di illustrare le principali norme che tutelano il patrimonio archivistico ecclesiastico siciliano e italiano, le modalità di intervento e le principali misure per garantirne la conservazione.

All’evento hanno preso parte anche monsignor Michele Pennisi e monsignor Salvatore Di Cristina, arcivescovi emeriti di Monreale; monsignor Antonino Dolce, vicario generale dell'arcidiocesi; don Nicola Gaglio, arciprete della cattedrale; don Giuseppe Ruggirello, rettore del seminario arcivescovile; il capitano Andrea Quattrocchi, comandante della compagnia carabinieri di Monreale e il comandante di stazione, luogotenente Antonio La Rocca e l'assessore Fabrizio Lo Verso per il comune di Monreale. Il convegno celebrativo è stata anche l’occasione per ricordare Giuseppe Schirò, archivista e storico monrealese, che con il suo lavoro originario ha permesso a questo prestigioso patrimonio culturale di essere oggi fruibile dall’intera collettività. Alla sua memoria è stato dedicato l’intervento del nipote Fabio Ganci che, oltre a tracciarne un breve profilo, ha anche preannunciato la volontà degli eredi di donare all’archivio una parte del fondo privato del compianto professore che già l’archivio storico diocesano sta risistemando.

Al termine del convegno al numeroso pubblico composto da autorità, studiosi, insegnanti e studenti è stata data la possibilità di visitare dapprima una interessante esposizione di vari manoscritti, pergamene e tavole provenienti dall’archivio per passare poi a visionare i rinnovati locali in cui questo immenso patrimonio è collocato comprese le nuove sale di recente ristrutturate e dotate di nuove scaffalature per garantire la prosecuzione della sistemazione dell’archivio, guardando sempre al futuro.

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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