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I discepoli e lo scandalo della passione, terza riflessione per gli esercizi spirituali

| Giuseppe Cangemi | Curia

Monsignor Isacchi chiuderà stasera il ciclo di meditazioni alle 18 in cattedrale

MONREALE, 30 marzo – Nel terzo e penultimo incontro legato agli esercizi spirituali quaresimali monsignor Gualtiero Isacchi ha meditato ieri sera dopo la santa messa su alcuni aspetti legati al racconto della passione di Cristo.

L’invito del presule è stato rivolto a mettersi in ascolto della storia e di quello che hanno vissuto i discepoli che hanno seguito Gesù nella profonda fede nei suoi confronti.
A volte, infatti, sembra quasi che da cristiani diamo per scontate la morte e resurrezione di Gesù. “Sin da quando siamo piccoli - ha affermato monsignor Isacchi- ne sentiamo parlare e ciò che ci coinvolge di più sono le nostre emozioni che questi fatti suscitano in noi. Se è vero - ha continuato il presule - che Dio è sempre lo stesso ed è fedele, lo stesso vale per l’umanità intera. Ma i discepoli vivono quegli eventi come uno scandalo, allora in questa terza riflessione dovremmo domandarci perché noi non siamo più scandalizzati da questi eventi della vita di Gesù ?”.
Proprio su questo aspetto dello “scandalo” si è concentrata la parte finale della meditazione: “il nostro impegno dovrà essere allora quello di cogliere nella storia rispetto a questi fatti della vita di Gesù ciò che ha scandalizzato i discepoli. Il racconto della passione è il centro della nostra fede e passione - ha affermato monsignor Isacchi - significa sì sofferenza, ma anche partecipazione, quella di Gesù è una sofferenza per amore, si tratta di morte e resurrezione insieme. I discepoli - ha continuato l’arcivescovo- avevano lasciato tutto per seguire Gesù che era stato capace di offrire loro orizzonti inimmaginabili, facendo esperienza di una felicità inedita.

Ma quando arriva l’ora della prova, sono loro a non capire per primi, poi avvengono i fatti della passione, Gesù viene catturato, coronato di spine e caricato della croce, i discepoli fino all’ultimo vogliono difenderlo ma Gesù si consegna e in quel momento lo scandalo della debolezza di Gesù e la sua fine ignominiosa li lacera dentro, non intravedono più nessuna utilità nella sua morte. Allora domandiamoci se noi, oggi, viviamo mai questa impotenza, questo scandalo della croce in alcuni momenti della nostra vita! La crocifissione di Gesù era segno per tutti che egli non fosse figlio di Dio. Per i discepoli egli non era più il Messia. Questo è lo scandalo della croce.

Per i discepoli Gesù e’ una delusione e a loro resta solo Dio, ma la resurrezione sconvolge le loro convinzioni. Credere nella resurrezione - ha concluso monsignor Isacchi - è un terremoto, uno scandalo per loro, più della croce perché con la resurrezione Dio dimostra la sua presenza. Dio è appeso a una croce e si fa carico dei peccati e della difficoltà del vivere. Questa è la vera conversione che in questa quaresima ci viene chiesta!
Abbiamo ancora da crescere nella fede, l’amore-dono di Dio, ovvero la sua carità per gli uomini che è Cristo Crocifisso e risorto, Dio è amore e passa anche attraverso la morte. Tutto quello che i discepoli avevano giudicato negativamente ha adesso una logica, la resurrezione di Gesù è un amore nuovo!’’

Nelle riflessioni finali della meditazione è dunque arrivato l’invito a rivalutare la fede così come la conseguenza dell’incontro con il risorto fu per i discepoli lo svuotamento della vecchia idea di Dio che avevano e l’inizio della conversione.
Quell’amore-dono Crocifisso è Dio che non è solo gloria, onnipotenza ma privilegia tra le sue forze proprio l’amore. L’incontro con il risorto, dunque, fa cambiare modello di Dio che molti uomini hanno, cambiare modello di Dio vuol dire smettere per noi uomini di inseguire le sue qualità per ottenere la compensazione dei nostri limiti, provando a fidarsi dell’amore-dono di Dio.
‘’Porgi l’altra guancia è un gesto d’amore - ha chiuso così la meditazione l’arcivescovo- auguro a voi di tenere conto di questo scandalo con la fatica di credere e abbandonare la nostra vecchia idea di Dio, creando spazi di quiete per rivivere i sentimenti dei discepoli perché questa settimana santa possa essere conversione autentica e incontro con l’amore-dono di Dio’.’

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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