Lo ha affermato l’ex arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi in un’intervista a Repubblica
MONREALE, 23 aprile – “Papa Francesco puntava alla scomunica delle mafie, ma fu bloccato in Vaticano”. È quello che afferma l’ex arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica” e pubblicata in un articolo a firma di Salvo Palazzolo.
Secondo monsignor Pennisi, Bergoglio aveva un grande progetto: voleva la scomunica di tutte le mafie che operano nel mondo, per questa ragione aveva anche costituito un’apposita commissione di esperti. Ma le cose non sono andate come pensava lui. Il suo progetto è stato bloccato.
In commissione, si legge nell’articolo di Palazzolo ci sarebbero stati pure l’ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone e il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti. Del fatto Pennisi parla come di “una storia amara” e “di una grande occasione mancata per fronteggiare un problema, quello delle mafie, che resta purtroppo attuale, nonostante la forti sottovalutazioni nella Chiesa e nella società”.
L’ex arcivescovo di Monreale nel 2017 avrebbe proposto l’istituzione di un gruppo di lavoro sul tema posto dal Papa. E il gruppo fu realizzato, con l’obiettivo di arrivare a un pronunciamento a livello di Chiesa universale, per considerare la mafia non solo come un peccato ma anche come un delitto, da inserire nel codice di diritto canonico, nel Catechismo della Chiesa cattolica e nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa”.
Poi però, nell’ottobre 2021, l’allora presidente della commissione, il cardinale Turkson, avrebbe fatto richiesta al Papa di un incontro con il gruppo di lavoro, ma il suo mandato si concluse senza che venisse organizzato alcun incontro col Papa. A quel punto – come dice ancora Pennisi a Palazzolo – “Il cardinale Michael Czerny ebbe prima un incarico a interim: all’epoca, sosteneva che la commissione dovesse occuparsi solo delle faccende ordinarie. Poi, quando arrivò la nomina definitiva, disse che il tema delle mafie riguarda solo l’Italia e non altri Paesi del mondo. Così, inviò l’incartamento con tutti i lavori della commissione alla Conferenza episcopale italiana”.
«Abbiamo saputo che la Cei – prosegue il presule – ha inviato indietro la documentazione, sostenendo appunto che il tema della mafia non è solo italiano. Un’impostazione corretta, rafforzata anche dalla risposta che era arrivata alla lettera inviata dal cardinale Turkson: ben trenta conferenze episcopali sparse per il mondo avevano risposto dicendo di volere partecipare ai lavori della commissione, ritenendo il tema della criminalità organizzata e della corruzione una questione centrale per i propri Paesi. Io ho la sensazione – conclude Pennisi – che papa Francesco non abbia mai saputo della richiesta di incontro da parte della commissione”.