''Si faccia foco et luminarie''

La storia della festa del Santissimo Crocifisso di Monreale nel convegno della Confraternita

MONREALE, 30 aprile – L’evento svoltosi mercoledì scorso e promosso dalla Confraternita del Santissimo Crocifisso di Monreale ha inteso ripercorrere la storia della tradizione secolare della festa di Monreale, giunta alla sua 397esima edizione, alla presenza di cittadini e studenti.

Si è tenuto, infatti, presso la chiesa della Santissima Trinità al Collegio di Maria un interessante convegno sulla storia della festa del Santissimo Crocifisso. Ad organizzarlo sono stati la Confraternita in collaborazione con l’Archivio Storico Diocesano, le fondazioni “Greco Carlino” e “Ignazio Buttitta” con l’Università di Palermo. Al convegno promosso dalla Confraternita e dai commissari Pietro Maranzano e Giuseppe Messina hanno partecipato monsignor Sebastiano Gaglio, rettore del santuario del Santissimo Crocifisso; don Giuseppe Vasi, assistente spirituale della Federazione delle Confraternite della diocesi di Monreale; Alberto Arcidiacono, sindaco di Monreale oltre ai rappresentanti dell’Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato.

L’evento è stato moderato da Francesco Pio Ignoffo, studente di Beni culturali, gestione e valorizzazione del Patrimonio culturale, mentre gli interventi sono stati a cura di Ignazio Buttitta, docente del dipartimento di Culture e Società all'Università degli studi di Palermo, Don Giovanni Vitale, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Monreale e Giovanni La Mantia, studente di Beni culturali, gestione e valorizzazione del Patrimonio culturale. Proprio da quest’ultimo è stata realizzata la riproduzione del simulacro del Santissimo Crocifisso, inaugurata in occasione dell’evento, che resterà in esposizione per la festa presso la Chiesa della Santissima Trinità.

Gli interventi dei relatori hanno ripercorso la storia secolare della festa del Crocifisso di Monreale dal punto di vista religioso, culturale e antropologico con la partecipazione degli studenti delle scuole ''Veneziano-Novelli'' e ''Morvillo'' di Monreale che hanno aderito all’iniziativa. Di particolare interesse la relazione di Don Giovanni Vitale che facendo riferimento alle fonti e ai documenti ha ripercorso le tappe fondamentali della storia del simulacro del Crocifisso e della festa in suo onore, partendo dal primo documento, un inventario dei beni, che attesta la presenza del Crocifisso nell'antica chiesa del Salvatore, oggi Collegiata, risalente al 1575, conservato all’Archivio di Stato di Palermo e ritrovato dal professore Giuseppe Schiro’ nelle sue ricerche sui repertori degli atti notarili.

Si è dunque passati successivamente ad illustrare l’opera fondamentale dell’arcivescovo Girolamo Venero, originario della Spagna e fatto nominare dal re Filippo III, che arriva a Monreale nel 1620, prendendo a cuore subito la comunità monrealese. Occorre ricordare, a tal proposito, che anche monsignor Venero, per gli antichi privilegi concessi da re Guglielmo II, era signore nel campo spirituale e in quello temporale. Ciò permise all'arcivescovo spagnolo di essere un pastore vicino alla popolazione, che si prese cura della città durante il periodo della peste che nel 1624 colpì la Sicilia. Fu proprio il provvedimento della Deputazione della Sanità, presieduta e voluta dall’arcivescovo Venero e composta dai 4 medici della Città Stato di Monreale, dal Pretore e dai Giurati, a seguito della notizia sperata e attesa della regressione repentina del flagello della peste, il 30 aprile 1625, a stabilire infatti, di fare fuochi e luminarie per tutti i quartieri e le strade della città e per tre sere consecutive da quel momento in poi per ogni anno.

Fu la nascita della nostra tradizionale festa. Fu sempre l’arcivescovo Venero, riprendendo il precedente tentativo del suo predecessore Alessandro cardinale Farnese, a istituire il collegio dei canonici, custodi del Crocifisso da cui prese nome la Collegiata, in numero di 24 uomini del clero, attribuendo loro specifici compiti. Dei canonici, durante la processione,12 ebbero il compito di portare a spalla la sacra immagine del Crocifisso posta su di un fercolo, i restanti di portare i ceri accesi.

Dopo la morte di monsignor Venero, nel 1643, tanta era la devozione verso il Santissimo Crocifisso che il Comune si impegnò anche economicamente per abbellire la “Vara’’, che già aveva preso il posto del semplice fercolo. L’abbellimento della “Vara”, tutta d'azzolo e indorata d'oro zecchino, vide alcuni interventi come la realizzazione della stella, simbolo mariano, a rappresentare la città di Monreale. Nel 1707 venne sostituita la vecchia croce più piccola a sostegno del Crocifisso con una nuova, quella odierna che oggi vediamo in osso di tartuca (tartaruga) e legno di rovere, realizzata rispettando le reali misure del simulacro.

Mentre nel mese di febbraio dello stesso anno viene sostituita la ''Vara'' con un una in legno di pioppo, a forma di monte, certamente molto più pesante, tanto che nel 1710 da un documento risalente alla visita in Collegiata dell’allora vicario generale, Francesco Marchese, ricaviamo la presenza di 40 uomini laici vestiti di bianco, che portano sulle nude spalle l’immagine sacra del Crocifisso.

È la prima attestazione dei fratelli che sostituiscono i canonici, non più in grado di sollevare una nuova ‘’Vara’’ divenuta ormai pesante per le loro possibilità. Quanto all’autore del simulacro poco si sa ad eccezione di alcune possibili ipotesi di attribuzione, relative alle botteghe dei crocifissai operanti in Sicilia a metà del'500. Tuttavia cominciarono a diffondersi le storie legate alla sua leggendaria provenienza, in una nave di turchi, come riporta l'antropologo Giuseppe Pitrè, o da Gerusalemme, addirittura dalla Terra santa, come attestato dai Canonici.

E proprio su quest’ultimo punto il convegno promosso dalla Confraternita ha avuto l’importante compito di operare una distinzione tra storia documentata e frutto delle ricerche archivistiche, opera del lavoro del compianto professore Schiro’, storico e archivista monrealese, e oggi di don Giovanni Vitale e dell'archivista Anna Manno, e le credenze popolari, che per quanto importanti rientrano in un patrimonio comune che ci fa comunque intendere come la storia della festa del Santissimo Crocifisso sia diventata nei secoli un’importante eredità da preservare e trasmettere alle nuove generazioni.

“Celebrare il Santissimo Crocifisso - ha affermato don Giovanni Vitale - è per Monreale il ricordo di una tradizione di cui essere orgogliosi. Risultato di un lungo lavoro di ricostruzione storica e documentaria che ci impone l’obbligo di fare memoria. Come dimenticare il professore Schiro’, monsignor Lorenzo Bertolino che curò la fondazione della Pia Associazione dei Fratelli, trasformata in Confraternita con don Mario Campisi, per arrivare all’opera di don Giuseppe Salamone e oggi di monsignor Sebastiano Gaglio. Questo amore che passa di generazione in generazione - ha concluso don Vitale - ci arriva come testimonianza di fede verso il Crocifisso e necessità di cura da parte di tutta la comunità monrealese. A partire dal novenario, istituito dai canonici nel 1862 come ulteriore momento di catechesi fino all’inizio dei festeggiamenti di ogni anno, rivive in noi la necessità di mantenere viva questa fede così ben conservata sin dall’antichità”.

Per chiudere il suo intervento, don Giovanni Vitale ha così ricordato un famoso passaggio dell’inno ottocentesco del "Corri o figlio", che sottolinea la necessità di conservare e trasmettere una così bella eredità: “Questo pegno a noi lo diede/Già degli avoli la fede,/Monreale avventurosa/Fra le Sicole città/Guarda cupida e gelosa/Così bella eredità”.