Originale rappresentazione dantesca per un momento di alto valore artistico
MONREALE, 1 novembre – Una vera e propria rappresentazione teatrale all’interno del duomo di Monreale si è realizzata ieri sera con l’azione corale che ha fatto compiere al pubblico presente un viaggio dalla selva oscura dell’Inferno fino al Paradiso della Divina Commedia.
L’evento è stato organizzato dal Centro Culturale il Sentiero di Palermo e dall’Associazione Italiana Centri Culturali in sinergia con la Cattedrale di Monreale e con il patrocinio dell’assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana. La manifestazione è stata aperta dall’intervento di Don Nicola Gaglio, arciprete della Cattedrale, che ha dato il suo saluto al numeroso pubblico.
Si è trattato di un momento di alto valore artistico che ha reso protagonisti e testimoni tutti i partecipanti in un’avvincente interpretazione del testo dantesco in grado di coinvolgere emotivamente, dando vita ad una performance davvero originale. L’azione, già realizzata al meeting di Rimini, è stata messa in scena anche a Verona, Milano e Cesena. Ma nella splendida cornice del duomo di Monreale la rappresentazione ha assunto un’atmosfera suggestiva ed impareggiabile. In una dimensione tipica del teatro popolare, ognuno dei partecipanti ha assunto il ruolo di protagonista proprio come nelle sacre rappresentazioni medievali del tempo di Dante.
A guidare il coro un ''corifeo'' d’eccezione, Marco Martinelli, regista del Teatro delle Albe. Il regista insieme con un coro di giovani e adulti ha, infatti, coinvolto tutti i presenti che hanno avuto modo di prendere parte alla rappresentazione, recitando alcuni passi tratti dalle tre cantiche della Divina Commedia. E’ stato un viaggio attraverso le parole e i versi che raccontano l’esperienza di Dante che per primo ha compiuto un viaggio, ancora oggi, d’esempio e in grado di coinvolgere tutti dai più grandi ai più piccoli. La performance teatrale ha così permesso a tutti i presenti di diventare protagonisti della scena, seguendo le parole del sommo poeta nelle quali l’uomo di ogni tempo è capace di ritrovarsi.