Sostegno e solidarietà nei confronti dei Paesi oppressi

Riceviamo e pubblichiamo...

Egregio Direttore,
leggo con molta attenzione gli scritti del nostro concittadino, Professor Stefano Gorgone, nella sua rubrica l’Opinione, non tanto per l’attualità che esprimono, quanto per le riflessioni che suscitano ad un attento lettore.

Spaziando per vari temi, ultimamente si è soffermato su quelli del volontariato, del rapporto giovani/anziani e sulla fraternità, nuova frontiera dell’umanità: valori che sono propri della nostra cittadina e che dovrebbero far parte dell’intero genere umano.
L’ultimo suo scritto (Monreale News del 17 ottobre scorso) mi ha fatto allargare lo sguardo su quanto accade giornalmente nel mondo intero.
Presi dall’emergenza Covid, dagli avvenimenti sportivi, dagli ultimi gossip dei personaggi dello spettacolo e quant’altro, chiudiamo gli occhi su una realtà che, anche se pur lontana, ci tocca da vicino.

Mi riferisco alle guerre che si combattono in paesi che sembrano essere distanti anni luce dai nostri piccoli ma giusti interessi.
Cito solamente due episodi, ma ne potrei citare decine: la soppressione dei diritti civili in Bielorussia con elezioni farsa dell’agosto scorso ed il recente conflitto, che permane da anni tra Azerbaijan e Armenia, dove l’obiettivo primario, da parte della Turchia, è quello di attuare un altro genocidio del popolo armeno dopo quello degli anni scorsi che ha causato milioni di vittime.
Non possiamo solamente soffermarci su quanto avviene nel nostro piccolo recinto, ma occorre far sentire la propria voce a sostegno e solidarietà verso questi e verso tutti i popoli oppressi.
Le diplomazie mondiali devono svolgere il proprio compito senza guardare a meri interessi commerciali. Il caso Regeni in Egitto docet.
Pertanto ringrazio il professor Gorgone per gli spunti che mi ha dato e ringrazio anche Lei Direttore, per l’ospitalità che vorrà accordarmi.
Solo facendo parte di un anello di una catena immaginaria che avvolge tutto il mondo o di un mattone, utile ad edificare non mura ma una società migliore potremmo definirci veramente umani.