Teatro della vicenda il crossodromo di Sciacca, dove la giovane si allenava
SCIACCA, 21 novembre – Il giudice monocratico del tribunale di Sciacca, dopo un processo di appello durato oltre un anno, ha posto la parola fine su una paradossale vicenda che ha visto protagonisti, loro malgrado, due monrealesi, padre e figlia.
Il giudice, infatti, ha accolto le richieste formulate dall’avvocato Giada Caputo, difensore di L.N, monrealese di 53 anni, condannando C.G alla pena di 500 euro di ammenda oltre al risarcimento dei danni subiti dal L.N. che si era costituito parte civile nel processo conclusosi in primo grado presso il Giudice di Pace penale di Partanna.
I fatti risalgono al primo novembre 2020 all’interno del crossodromo di Partanna, quando L.N. aveva accompagnato la figlia minorenne L.C., campionessa regionale di enduro, per alcuni allenamenti, in vista del successivo campionato regionale.
Mentre era intenta a percorrere la pista a velocità moderata, tramandosi di prove di gara, la ragazza veniva investita da C.Z, anch’egli minorenne che invece percorreva la pista del crossodromo ad alta velocità. L.N accorreva sul circuito per sincerarsi delle condizioni della figlia che era rovinata a terra, mentre il minore investitore si recava presso lo stand ove era in attesa il padre C.G.
Mentre il padre della ragazzina stava discutendo con il padre del ragazzo, quest’ultimo di spalle lo cingeva bloccandolo e contestualmente il genitore iniziava a colpirlo con calci e pugni e lo stesso da dietro faceva il minore. Soltanto l’intervento di altri tre monrealesi che avevano assistito all’aggressione evitava a L.N. conseguenze fisiche peggiori. Il monrealese veniva trasportato al pronto soccorso dell’Ingrassia, dove gli venivano riscontrate, oltre alla frattura del piede, contusioni al volto e alla mano destra e forti dolori al torace.
Nel contesto anche la moto della figlia nella caduta aveva riportato danni di notevole entità. Dopo avere sporto querela, L.M. si costituiva parte civile avanti il giudice di Pace di Partanna, con l’assistenza dell’avvocato Giada Caputo. Grazie alle dichiarazioni dei testimoni presenti l’aggressore riportava la condanna per il reato di lesioni. Il figlio, tratto a giudizio davanti il Tribunale per i Minorenni di Palermo, ammetteva l’aggressione e otteneva il perdono giudiziale. Anche in sede di appello, avanti il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, veniva confermata la responsabilità penale di C.G. con condanna a risarcire i danni cagionati.
“Trovo assurdo – ha affermato Giada Caputo – che in un contesto sportivo, peraltro tra minorenni appassionati di corsa, possano verificarsi episodi di grande violenza ed inciviltà. Il mio assistito per difendere la figlia ha rischiato gravissime conseguenze fisiche stante la violenza dell’aggressione subita”.