Le illazioni di Giletti ai Campanella non possono essere archiviate, il tribunale respinge la richiesta della Procura

Il Gip ordina l’acquisizione di documenti

 

ROMA, 25 novembre – Il Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Roma ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura della Repubblica di Roma a favore di Massimo Giletti per la vicenda relativa alla presunta diffamazione della famiglia Campanella di Monreale.

Il giudice, inoltre, ha ordinato al pubblico ministero di acquisire nuova documentazione, assegnando il termine di quattro mesi per l’ottenimento dei documenti ritenuti necessari per la valutazione, accogliendo la richiesta dei difensori della famiglia di Giuseppe Campanella che si erano opposti alla richiesta di archiviazione.
“Nell’aprile del 2016, durante una trasmissione de “l’Arena” nel corso della quale il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta aveva denunciato la presenza di soggetti condannati per gravi reati di mafia, all’interno del comparto dei lavoratori forestali, dipendenti della Regione, il conduttore Massimo Giletti intervistava Giuseppe Campanella, dipendente stagionale della Forestale, che nel lontano 1993 aveva riportato una condanna per favoreggiamento di associazione mafiosa.


Giletti presentava Campanella quale esponente della “pericolosa famiglia mafiosa dei Campanella”. I familiari di Campanella, tutti soggetti incensurati, alcuni dei quali affermati professionisti, denunciavano Giletti per il reato di diffamazione aggravata. In sede civile intanto il Tribunale di Palermo, condannava in solido la dirigenza della Rai e Giletti a risarcire l’intero nucleo familiare dei Campanella – difesi dagli avvocati Salvino Caputo, Francesca Fucaloro e Giada Caputo – per i gravi danni subiti per essere stati additati come esponenti di una famiglia mafiosa. Nel corso delle successive trasmissioni de “ L’Arena” Giletti si scusava affermando di avere sbagliato, confondendo Campanella con un’altra famiglia mafiosa operante a Palermo. Dopo tre anni la Procura della Repubblica di Roma presentava richiesta di archiviazione asserendo che Giletti non intendeva diffamare la famiglia Campanella.
In sede di opposizione i difensori dei Campanella dimostravano che non esiste in provincia di Palermo un famiglia mafiosa Campanella e che Giletti senza operare alcuna preventiva verifica aveva diffamato in maniera irresponsabile l’intero nucleo familiare dei Campanella.
All’esito della udienza camerale, accogliendo le tesi degli avvocati, ha respinto la richiesta di archiviazione disponendo che il Pubblico Ministero acquisisca la documentazione sollecitata dai difensori di Campanella . “Ancora una volta – ha dichiarato l’avvocato Salvino Caputo – assistiamo ad un uso spregiudicato della rete televisiva pubblica e di alcuni conduttori che per rincorrere i livelli di ascolto affermano circostanze gravissime senza operare i doverosi controlli . Affermare pubblicamente che una famiglia appartiene a Cosa nostra, in Sicilia equivale alla morte civile “