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Incendiarono la macchina dell’ex sindaco di Cerda, tre condanne anche in appello

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

L’ex primo cittadino cerdese era difeso dagli avvocati Salvino Caputo e Francesca Fucaloro

PALERMO, 11 ottobre – Il 30 ottobre del 2012 vennero date alle fiamme ed interamente distrutte tre autovetture intestate alla famiglia dell’allora sindaco di Cerda Andrea Mendola. I carabinieri della locale stazione e della compagnia di Termini Imerese indirizzarono le indagini verso la locale consorteria mafiosa che non tollera a l'operato amministrativo del sindaco di Cerda considerato non avvicinabile dalla famiglia mafiosa locale che aveva in progetto di far dimettere Mendola per potere eleggere candidati.

Mendola infatti aveva caratterizzato la propria azione amministrativa in un contesto di legalità in particolare nella gestione del personale e negli appalti pubblici. In più occasioni aveva rassegnato con denunzie alle autorità di polizia i tentativi da parte di Cosa Nostra di influenzare scelte amministrative. Dopo poco tempo infatti Mendola preoccupato per la gravissima intimidazione rassegnò le dimissioni. Dopo mesi di indagini furono individuati i mandanti e gli esecutori materiali nelle persone di Stefano Contino, Gandolfo Interbartolo e Gaetano Muscarella, arrestati nel contesto della operazione denominata Black Cat.

Nel corso del processo Andrea Mendola decise di costituirsi parte civile. Con l'assistenza degli avvocati Salvino Caputo e Francesca Fucaloro. In primo grado i predetti vennero condannati a risarcire i danni causati al Mendola. Ieri la Corte di Appello di Palermo, sezione prima penale ha condannato Contino alla pena di 12 anni Interbartolo e Muscarella a quella di 14. Confermato il risarcimento per i danni morali e materiali subiti da Mendola oltre al pagamento delle spese processuali di entrambi i gradi di giudizio.

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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