Risarciti i comuni di Chiusa Sclafani e Corleone che si erano costituiti parte civile
TERMINI IMERESE, 23 gennaio – Il tribunale di Termini Imerese, in composizione collegiale al termine di una lunga Camera di consiglio, ha condannato Pietro Vaccaro alla pena di 6 anni e 8 mesi e Salvatore Cascino a quella di 4 anni e 5 mesi, nel processo denominato Grande Passo 4.
I reati contestati erano quelli di estorsione aggravata dal metodo mafioso. La sentenza ha visto l'assoluzione di uno dei principali imputati: Francesco Scianni, difeso dagli avvocati Antonio Di Lorenzo, Claudio Gallina Montana e Filippo Liberto, mentre per Pietro Vaccaro, difeso dall'avvocatro Giuseppe Pipitone, è venuta meno l'accusa di associazione mafiosa e la condanna è arrivata per il reato di estorsione.
I fatti risalgono a diversi anni fa e si tratta del troncone del processo, una parte del quale definito con il rito abbreviato e tuttora pendente presso la Corte di Appello di Palermo. Entrambi sono stati condannati a risarcire le parti civili costituite e in particolare i Comuni di Corleone e Chiusa Sclafani. “È stato ancora una volta affermato il principio giuridico – ha affermato Salvino Caputo che ha difeso il Comune di Chiusa Sclafani – che i reati di mafia ed estorsione commessi nel territorio determinano un grave danno per le comunità, legittimate a costituirsi parte civile. Gli altri due imputati Gaspare e Filippo Gebbia hanno subito l’applicazione della misura di sicurezza e della sorveglianza speciale per due anni per essere stati gli ideatori di un progetto omicidiario nei confronti di un imprenditore agricolo di Chiusa Sclafani, anch’egli difeso dall'avvocato Salvino Caputo.