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Accecò con un pugno un giovane di San Giuseppe Jato: condannato un ventenne di Piana degli Albanesi

| Leandro Salvia | Nera e giudiziaria

Il Tribunale di Termini Imerese ha inflitto due anni di condanna a Davide Rosario Virga

PIANA DEGLI ALBANESI, 23 gennaio – Accecò con un pugno un giovane di San Giuseppe Jato: condannato a due anni un ventenne di Piana degli Albanesi. Il 29 maggio del 2016 Davide Rosario Virga per futili motivi colpì Marco Costanza. Il pugno sferrato al volto fu così violento che il giovane riportò la frattura del setto nasale, dello zigomo e, da allora, ha perso la funzionalità dell’occhio sinistro.

Nelle scorse settimane il Tribunale di Termini Imerese ha condannato per lesioni Virga, assistito dall’avvocato Giorgio Lo Verde. Due anni di reclusione ed il pagamento delle spese processuali. A stabilirlo durante il rito abbreviato è stato il giudice Michele Guarnotta. La condanna non sarà però menzionata nel certificato del casellario giudiziale dell’imputato, che dovrà però risarcire i danni in sede civile. Per le motivazioni occorrerà attendere invece la fine di febbraio.

“Non mi aspettavo di vederlo già libero. E non credo che abbia compreso il danno che mi ha arrecato”, commenta Costanza, che dopo 20 mesi vissuti come un incubo ha deciso di raccontare quella terribile notte. A denunciare Virga fu proprio lui, che riferì ai carabinieri di avere subito un’aggressione mentre si trovava con un amico all’interno della villa comunale.
“Eravamo andati a Piana – racconta Marco – per incontrare delle ragazze con cui avevamo in programma una vacanza in Puglia. Avevamo fatto il giro di un paio di pub per ascoltare musica. Una serata tranquilla senza discussioni con nessuno”. Finito il giro dei locali, Costanza ed un altro ragazzo di San Cipirello decidono di entrare all’interno della villa comunale che sorge lungo viale 8 marzo.
“Stavamo aspettando su una panchina l’arrivo di un nostro amico che aveva riaccompagnato a casa le ragazze”. E’ ormai notte e di lì a poco i tre amici sarebbero ritornati a San Giuseppe Jato. Ma alle 2 ed un quarto accede l’inimmaginabile. “Ero un po’ assonnato e mi era sdraiato su una panchina – ricorda Marco - quando ho sentito arrivare tre ragazzi che hanno cominciato a discutere col mio amico. Ho avuto solo il tempo di alzarmi per capire cosa stesse succedendo, ma sono stato colpito in faccia. Gli occhiali si sono spezzati e ho sentito letteralmente esplodere l’occhio sinistro. Poi sono caduto per terra e ho perso i sensi”.

Sembra che nonostante l’ora tarda la villetta fosse illuminata e piena di giovani. “Sono deluso perché nessuno ha voluto testimoniare”, racconta Marco, assistito durante il processo dall’avvocato Corrado Sinatra. Da quel giorno la vita del ventottenne jatino e della sua famiglia è cambiata. Innanzitutto per il danno fisico. Le percosse lo hanno – infatti- costretto finora a tre diversi interventi chirurgici tra Palermo e Roma: la ricostruzione del pavimento orbitale, lo zigomo ed il setto nasale. Al posto dell’occhio sinistro ha adesso una protesi che dovrà cambiare ogni tre anni. Durante i quali dovrà subire altri interventi. E poi c’è anche il danno economico: “Finora – racconta – ho speso oltre 18 mila euro.
E prima dell’aggressione lavoravo come magazziniere con un contratto a tempo indeterminato. Guidavo il muletto, ma senza l’occhio non potrò più fare quel lavoro e sono stato licenziato”. Marco, che vive con i genitori e con un fratello, era l’unico a lavorare in famiglia. “Provo frustrazione – racconta – perché non mi sento tutelato. E non ce l’ho con Virga. Vorrei solo che capisse ciò che ha fatto”.

 

(fonte e foto: vallejatonews.it)

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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