Accorato amarcord di un ragazzo morto perchè preso a sassate, nell'anno che segna il ventennale della sua scomparsa
Caro Fabio,
stamattina, rovistando fra vecchie foto, mi è capitata fra le mani questa che ti invio… Ricordi? Eravamo in quinta elementare, nella vecchia scuola di Aquino ed era il mio primo incarico di insegnante titolare.
Indimenticabile il primo giorno: entrai in una classe di 14 alunni che mi guardavano titubanti e con un po’ di scetticismo, certamente a causa del continuo susseguirsi di maestre. Ricordo che solo tu mi venisti incontro sorridendo, prendendomi la mano: “Sei la nostra nuova maestra?”. E da quel giorno, tutti i giorni, il tuo sorriso e il tuo venirmi accanto non mi è mai mancato. Ogni scusa era buona! Inutilmente provavo a mantenerti “al tuo posto”, dopo un po’ eri ancora lì, accanto a me, a tirarmi per una manica per mostrarmi un compito, un disegno o un esercizio.
Ero la protagonista preferita dei tuoi elaborati: “La cosa che più mi piace della mia maestra è il fatto che al mattino ci accoglie sempre con un bel sorriso. Peccato che a fine giornata sia solo un ricordo!”.
A fine anno vi regalai un libro ciascuno, con una dedica che più o meno diceva così: “Grazie per quanto hai saputo darmi!” Leggendola mi hai sorriso dicendomi: “Sei furba, maestra! Così non ringrazi tutti allo stesso modo ma in proporzione!”.
Quell’anno nella mia relazione finale, che segnava il passaggio da “periodo di prova” a insegnante di ruolo, scrissi di te, di come il tuo sorriso e la tua intraprendenza mi avessero aiutato a superare incertezze e titubanze proprie dell’inesperienza.
E alla commissione che mi chiedeva come immaginavo il mio futuro di insegnante, risposi che non sapevo come sarebbe stato, ma mi auguravo di cuore che gli alunni che avrei avuto avessero potuto dire di me che la cosa più bella della loro maestra era l’accoglierli col sorriso.
Caro Fabio, vorrei poter concludere questa lettera con l’augurio di poterti incontrare quanto prima, ma purtroppo non è possibile perché vent’anni fa, a soli 16 anni, la tua giovane vita è stata troncata violentemente da “un branco” di sbandati che ti hanno lapidato per aver preso le difese di una tua coetanea. Ti hanno preso a sassate, sfigurato, ucciso e gettato in un dirupo. Uno dei tuoi uccisori, nella ricostruzione dei fatti, ha raccontato che mentre ti si scagliavano contro, tu parlavi loro cercando di riportarli alla ragione. E io non stento a crederlo: era il tuo modo di affrontare i problemi.
So che questa lettera non ti giungerà mai, ma io so che in questo momento, il tuo sorriso starà rallegrando gli angeli del cielo.
La tua maestra nell'anno del ventennale della tua morte
* Fabio Ravanusa venne ucciso a Carini, a soli 16 anni, il 13 luglio 1999. Dopo una settimana di ricerche, il corpo sfigurato e senza vita è stato rinvenuto in un dirupo. Con la speranza che il nome di Fabio continui a risuonare nella memoria di chi l’ha conosciuto e anche di quanti vorranno conoscere la sua storia.
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