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Lugi Zarcone in una foto degli anni '70

Luigi Zarcone, il professore-campione del liceo di Monreale

| Enzo Ganci | Ci ricordiamo di loro

Un ricordo di un insegnante gentiluomo che purtroppo non c’è più

MONREALE, 12 febbraio – Forse non tutti sanno che nella storia, ormai pluridecennale, del liceo di Monreale c'è anche un campione italiano di atletica leggera. Un nome che magari ai giovani d'oggi dirà poco o nulla, ma che negli anni 70-80 ha anche vestito, e con onore, la maglia azzurra della nazionale italiana. Si tratta di Luigi Zarcone, atleta originario di Villabate, scomparso prematuramente nel giugno del 2009 a soli 59 anni, stroncato da una malattia che non gli ha dato scampo.

Zarcone insegnò Educazione Fisica al liceo di Monreale, che allora non si chiamava ancora “Emanuele Basile”, ma era una sezione staccata del liceo classico Vittorio Emanuele di Palermo, nell'anno scolastico 1981-82. In quell'anno, l'unico di quel periodo in cui non insegnò a Monreale il professore Carlo Giannetto, vera e propria istituzione dello sport cittadino, il titolare della cattedra di Educazione Fisica fu appunto Luigi Zarcone, che oltre ad insegnare, era un nazionale di atletica leggera e correva nelle gare di mezzofondo. Le sue distanze spaziavano dai 1500 metri ai 10.000. Per noi ragazzini di allora, appassionati di atletica leggera, che non perdevamo una sola gara in tv, era un onore ed un privilegio svolgere le lezioni di ginnastica sotto la guida prestigiosa di un atleta azzurro.

Inutile dire che ci faceva sudare e sbuffare come dannati e che le sue lezioni puntavano essenzialmente sulla corsa di resistenza. Inanellavamo giri su giri dell'antivilla comunale, che allora per noi era il nostro stadio Olimpico. Ci facevamo raccontare da lui tanti aneddoti legati alle sue esperienze in maglia azzurra: dai campionati d'Europa, ai giochi del Mediterraneo ai quali aveva preso parte in rappresentanza del nostro Paese.
Luigi Zarcone indossò la maglia azzurra per dieci anni: dal 73’ all’83, partecipando a diverse competizioni internazionali, oltre che a diversi meeting prestigiosi di atletica leggera. Può essere considerato il capostipite di una generazione di buoni mezzofondisti siciliani, che ha avuto poi il suo alfiere più rappresentativo nel grande Totò Antibo, che, come Zarcone, era allenato dal professore Gaspare Polizzi.

L’atleta villabatese ha conquistato quattro titoli italiani: nei 1500 metri nel 1974, nei 10.000 metri nel 1974 e nel 1979 ed uno nel cross sempre nel 1979. Vantava dei buoni personali, tra cui un 13'23"7 nei 5.000 metri, stabilito nel 1977, che per i tempi era un tempo di tutto rispetto, di spessore certamente internazionale.

Di lui ricordo un simpatico siparietto: nel corso di una lezione, stanco e infastidito per il chiasso che facevamo noi ragazzi, decise per punizione di non portarci in palestra, ubicata allora in quello che oggi è il complesso monumentale Guglielmo II. “Oggi restiamo in classe perché vi siete comportati male – ci disse – a meno che qualcuno non mi dica quali sono tutte le specialità dell'atletica leggera”. Non mi sembrò vero. Per me che non perdevo un solo minuto di trasmissioni televisive quando c'erano i campionati di atletica leggera, era un gioco da ragazzi sciorinare tutte le gare del panorama atletico mondiale. Attaccai a mitraglia: “100, 200, 400, 800, 1500 e così via fino alla Maratona, elencando in un batter d’occhio tutte le gare di corsa, piana e ad ostacoli, staffette comprese, tutti i salti e tutti i lanci, che avevo visto mille volte davanti alla tv. Compiaciuto da tale inaspettata competenza, sorrise e disse: “Ringraziate il vostro compagno. Grazie a lui oggi potrete andare in palestra”. Io per dieci minuti passai per un eroe e per tutti noi fu una festa: potemmo andare in palestra o in quella che ci si avvicinava tanto, dove potevamo prenderci a pallonate e giocare in libertà.

Luigi Zarcone se ne è andato il 9 giugno del 2009, lasciando moglie e due figli. Una malattia disgraziata lo ha battuto in volata, una di quelle che lui, con la sua falcata rotonda, difficilmente perdeva.

· Enzo Ganci · Editoriali

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