I miti di Sicilia nella nuova creazione de ''Le maioliche del Bisanzio''

L’opera, realizzata su maiolica e interamente dipinta a mano, racconta la origini della nostra terra

MONREALE, 1 novembre – Abbiamo compiuto un viaggio nella storia della Sicilia e i suoi miti più antichi con l’opera realizzata dal laboratorio artistico de “Le maioliche del Bisanzio” dei fratelli Gaetano e Saverio Ferraro.

Essa rappresenta un esempio di come l’arte della maiolica possa unire tradizione e innovazione collegando l’espressione artistica alla traduzione in termini iconografici delle storie che fanno parte del nostro patrimonio culturale sin dall’antichità. Si tratta, infatti, di un’originale composizione artistica, realizzata su maiolica interamente dipinta a mano, che narra i miti dalla Sicilia, compiendo un viaggio che parte dall’antica Grecia fino ai giorni nostri.

Il primo mito a occupare la parte centrale del pannello artistico è quello di Encelado che durante lo scontro dei giganti ribellatisi a Zeus tentò di fuggire, ma colpito da Atena precipitò dall’alto dei cielo al centro del Mediterraneo dove gli fu scagliato addosso un enorme masso, ovvero la Sicilia. L’iconografia della maiolica continua, poi, con la storia della ninfa Aretusa che per sfuggire all’amore di Alfeo fu avvolta in una spessa nube dalla dea Artemide, che disciolse poi in una fonte, sul lido di Ortigia cui Alfeo si fece congiungere una volta mutato in un fiume e che ancora oggi costituisce una delle attrattive turistiche di Ortigia.

Alle estremità ritroviamo poi i tre promontori, ognuno nel punto in cui ciascuna delle ninfe secondo il mito danzava. I promontori di cui si parla sono le punte più estreme della Sicilia, proprio quelli che le danno la famosa forma triangolare: Capo Peloro a Nord-Est, Capo Passero a Sud-Est e Capo Lilibeo ad Ovest. Non mancano, infine, i riferimenti ai miti di Sicilia tratti da opere antiche, a partire da Omero, alla tradizione legata ai Mori e alla leggenda legata all'Etna e a quella di Colapesce. Troviamo tra gli scogli calabresi e siciliani raffigurate le due giovani Scilla e Cariddi, trasformate in terribili mostri, che rappresentano da sempre una minaccia per i marinai che attraversano lo stretto.

A questi si aggiungono i tre sassi della famosa storia di Polifemo e Odisseo narrata sempre da Omero nella quale, come è noto, quest’ultimo riuscì a fuggire, ingannando Polifemo. Preso dall’ira, il gigante prese i sassi e li scagliò contro i fuggitivi, finendo in mare e formando gli attuali faraglioni dell’arcipelago.

Se consideriamo che questo pannello è in grado di raccontare con efficacia la storia della nostra bella Isola a tutti quanti vorranno conoscerla, riconosceremo nella nostra produzione locale a tutti i livelli un patrimonio da tutelare e valorizzare.