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Torneo dei Quartieri: Harakiri San Martino, dal dischetto trionfa Aquino

| Enzo Ganci | Calcio

Il campo aveva regalato un pirotecnico 2-2, poi hanno deciso ancora i calci di rigore

MONREALE, 5 agosto – Quando tutto sembrava già scritto, quando il libro stava per essere dato alle stampe, quando la bottiglia dello spumante era pronta per essere stappata, la storia del Torneo dei Quartieri 2024 ha deciso di percorrere un’altra strada.

Così facendo, per la terza volta consecutiva la sentenza è arrivata dal dischetto. A trionfare è stato l’Aquino, che iscrive il proprio nome nell’albo d’oro della manifestazione, succedendo al San Martino, campione un anno fa e degnissima finalista ieri sera.
Ma cominciamo dalla fine: si stava giocando il 5’ di recupero della sfida finale, con San Martino in vantaggio di due gol, perché a segno erano andati Ciccio Lo Giudice ad inizio ripresa e poi Gabriele Pupella in contropiede al 48’. A quel punto, però, Ivan La Spisa, che fino a qual momento non aveva tirato in porta, si è ricordato di calzare lo scarpino sinistro come Cenerentola indossava quello di vetro. Da trenta metri ha pennellato una punizione che si è infilata sotto l’incrocio, riaprendo un match che sembrava già consegnato agli annali. Tutto finito? Assolutamente no, perché nel maxi recupero Marino, approfittando di una corta respinta di Randazzo, più rapido di Pippo Inzaghi insaccava da breve distanza, rimandando tutto ai supplementari.

A quel punto, con le due squadre stremate, con la paura che, come al solito, faceva 90 e con le coronarie del pubblico messe a dura prova, le emozioni si sono stoppate lì e la soluzione dagli undici metri è sembrata quella naturale. Esattamente come l’anno scorso, esattamente come due anni fa. Dal dischetto Cangemi, Ganci e La Spisa hanno fatto centro per l’Aquino, mentre Mariolo e Tarallo, in casa San Martino, hanno calciato fuori e Di Cristina si è fatto irretire da Bruno, ancora una volta “uomo ragno” nella sequenza dei rigori.
È scoppiato il tripudio, quindi, per i ragazzi di Giuseppe Crecco, bravi, bravissimi, se volete anche fortunati, a crederci e a spingere fino all’ultimo secondo.

San Martino, che comunque esce a testa altissima e con l’onore delle armi, dal canto suo deve recitare solo “mea culpa” per avere gettato nel cestino un successo che aveva già in tasca. Forse, però, anzi senza forse, il bello del calcio è proprio questo: non è finita fino a quando non è finita. Alzi la mano chi ieri sera non ha pensato alla buonanima di Vujadin Boskov e a una delle sue massime più celebri: “Partita finisce quando arbitro fischia”. Sembra una banalità, invece è una perla di saggezza.

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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