fumetto di Mariella Sapienza
Nella piazza della nostra bella cittadina un albero spande i suoi rami, si erge dinanzi alla Cattedrale tutta d'oro e illumina con le sue luci gli occhi dei passanti.
Il Natale è visibile, palpabile; le facciate dei negozi colano di sbrilluccianti scintillii e tutto si veste di oro e rosso; pile di panettoni riempiono gli scaffali e i buccellati profumano, inebriando di cannella noci e cioccolata i palati dei golosi. Ogni elemento è un piccolo segno a ricordare che la festa più attesa dai "piccoli" è alle porte.
C'è chi storce il naso, chi china il capo per non guardare, chi si aggrappa al lamento ma nonostante le mancanze, le guerre, le calamità nessuno può cancellare il Natale. L'Avvento è un cammino che dall'Immacolata conduce giorno dopo giorno a vivere il lento assaporare dei preparativi che accendono il dono del Natale.
Tutti noi abbiamo almeno un ricordo felice legato alla natività di Gesù Bambino, sarà stata una ciaramella, un torrone, l'abbraccio della mamma, l'odore buono dei manicaretti, la tombolata ma il Natale ha lasciato sicuramente un piccolo ricordo felice in ognuno di noi. Gli psicologi sono favorevoli ai preparativi che invitano a sentire sulla pelle l'aria di festa vivendo e assaporando l'attesa, quel tempo che è spesso schiacciato dal dominio dell' immediato e del mordi e fuggi.
Immergersi nell'atmosfera del Natale fa mantenere i contatti con il bambino che è in noi, facendo sembrare più lontane le responsabilità e i problemi della vita adulta. "In un mondo pieno di stress e ansia, la gente associa ciò che è correlato al Natale alla felicità, evocando forti sentimenti legati all’infanzia - sottolinea McKeown - "Le decorazioni sono semplicemente un'ancora alle emozioni e all'eccitamento di quando eravamo bambini” e allora perché non soffermarci dinanzi alle immagini che iconiche ci rimandano un vissuto e che ci proiettano verso nuove possibilità di vivere le emozioni?
Sin da bambini ci hanno raccomandato di essere buoni per poter ricevere un dono sotto l'albero.
I cattivi rimangono a bocca asciutta, al massimo un sacco di carbone, ma ci siamo mai chiesti chi è il "cattivo" se non chi rimane prigioniero, ingabbiato in logiche che lo rendono incapace di godere e gioire del Bene, per se stesso e per gli altri... E allora per non rimanere "captivus" sciogliamo i legacci e facciamoci il dono più grande, quello di vivere protesi verso il Bene e la Luce. Nonostante le brutture della vita è compito di tutti noi quello di proteggere quel bambino desideroso di vera gioia che rinasce dinanzi al buio, al freddo e all'inedia.