Carissimo direttore,
non è semplice parlare di pace e di fraternità in questo tempo natalizio in cui nel cuore dell'Europa spirano impetuosi venti di guerra. Né possiamo ignorare che in altre regioni come in Iran non vengono tutelati i diritti e la libertà delle persone.
Si tratta di una triste realtà che non può non coinvolgerci emotivamente. E' impossibile assistere in maniera neutrale e distaccata al dolore di milioni di esseri umani, non ascoltare l'accorato appello di papa Francesco ad una maggiore solidarietà tra le persone ed i popoli, la sua preghiera perché si sconfigga il virus di un conflitto ingiusto e disumano.
Dovremmo tutti impegnarci ad allontanare l'apatia e l'indifferenza che spesso prendono il sopravvento, a costruire spazi di fraternità per vincere le nostre fragilità, le paure e le incertezze del futuro, a non chiuderci in noi stessi, a costruire legami che ci permettano di vivere, comunicare, amare, rafforzare il senso di appartenenza alla vita della comunità.
Tutti siamo chiamati ad essere costruttori di pace, a dare un fattivo contributo affinché in questa società lacerata da divisioni ed egoismi, da muri e steccati, la convivenza umana sia un valore da salvaguardare.
E' certamente questo l'obiettivo dell'intenso e ricco programma natalizio predisposto dall'amministrazione comunale. Il presepe vivente che racconta la semplicità e la povertà della nascita di Gesù, l'albero d'oro in piazza Guglielmo che ci ricorda la bellezza dei mosaici della nostra cattedrale, gli addobbi e le luci che rendono magica l'atmosfera, i diversi eventi musicali, le rappresentazioni teatrali, ma anche le manifestazioni di solidarietà messe in atto da associazioni, dal volontariato, dalle parrocchie e da privati cittadini costituiscono il segno visibile di una città viva, generosa e solidale, una città che ha un sentire comune e valori condivisi.
Credo che anche l'aver voluto collocare dal Parlamento della Legalità la “Panchina della Pace” in via Venero, il “ Libro della Pace” che possiamo simbolicamente sfogliare in memoria di tutte le vittime della violenza ed in particolare di Luca Attanasio, l'ambasciatore italiano ucciso in un agguato nella Repubblica Democratica del Congo, sia un gesto molto significativo. Un segno di pace lo troviamo anche nella nostra stupenda cattedrale, nel mosaico che raffigura Noè che vedendo la colomba con un ramoscello di ulivo nel becco, capisce che il tempo del diluvio universale è finito.
Mi piace anche segnalare la Marcia della Pace che monsignor Isacchi ha voluto promuovere con la partecipazione dei rappresentanti delle varie religioni. E' un tempo difficile per essere ottimisti, ma sull'esempio di La Pira dobbiamo sperare contro ogni speranza ed impegnarci affinché per i credenti e i non credenti sia un Natale che porti luce e calore nel cuore, una pace interiore affinché ciascuno possa riconciliarsi con se stesso e con gli altri. Un Natale di pace per tutte le persone che vivono nell'incertezza e nell'angoscia, per le famiglie che sono piegate dal dolore e dalla sofferenza, per coloro che si impegnano generosamente per una società più giusta e solidale.
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